RENATO FRANCHI  "Penne e calamai"
   (2021 )

Che significato recondito danno i cantanti ai loro brani? C’è chi li concepisce come sfogo, chi come autoanalisi, altri come osservazioni sul sociale e chi, invece, attraverso essi, fa bilanci e tira somme del suo percorso di vita, lasciando fluire ogni dettaglio di ricordi, non solo quelli dolci e di comodo ma anche quelli contrapposti, obliando la ragione per appoggiarsi alla spontanea ispirazione di cuore ed anima. Il nuovo album di Renato Franchi “Penne e calamai” ingloba molte delle suddette concettualità e, tramite un fiume di 14 pezzi, dà vita ad un “grido” rock d’autore, eleggendolo ad equilibratore di rabbia, angherie, distorsioni sociali, pulsioni di fondo ma anche inno di speranza per un cielo pulito e un’umanità che rifaccia il pieno di tatto ed armonia. L’indagine di Renato prende spunto dai gradevoli colori di “Calypso girl”, mentre è proprio la traccia del titolo che accese la gestazione dell’opera, come se la canzone lo avesse attaccato al muro e gli avesse urlato l’urgenza di scriverla: si parla d’amore a tutto tondo in vellutato flow sonoro. “Danza” stimola movimento e sussulto in un folk vorticoso, come immersi in un ballo a corte o coinvolti in feste popolari, poi lascia la penna al drummer Viki Ferrara che duetta con sua moglie Isa, nel tipico pop-rock cantautorale di “Sono con te” in scia 70’s ma, il filone di quegli anni, echeggia qua e là nell’itinere di “Penne e calamai”, testimonianza di un attaccamento ad un sound intramontabile e più vivo che mai. Insieme a Sonia Bellin scrive il rock-blues “Spazi di sereno” che vibra di battito sognante per anelare un volo nell’infinito mondo della comprensione globale. Dopo il tributo ad un gigante come Mimmo Modugno in “Vecchio frack”, tocca a “Ballata dei tre scarabocchi” dare sfogo ad una coagulazione assemblativa guarnita di violino, hammond e chitarra pittorica da combact-rock, per poi passare la mano alla dedica al mondo infantile di “Canzone per Mia”. Quando sfoggia la formidabile “Musicisti distratti”, l’orecchio rimanda a quell’indimenticato decisionismo narrativo che fu di Pierangelo Bertoli. A tre tappe dal traguardo, ostenta la placida “Serenata delle distanze”, con l’armonica dall’identità Dylaniana che flirta col garbato violino di Dan Shim Sara Galasso ed inserti di chitarra complementare. Lo stupore non è solo quello che s’impatta nell’ascolto di quest’album ma è tutto quello che Renato Franchi ritrova ad ogni risveglio e lo tratteggia con la spigliatezza di “Buontempo”, a mo' di ballad incalzante e regolare. L’unico strumentale “Daddillon” è collocato in chiusura e porta la doppia firma della succitata violinista e del tastierista Gianni Colombo: un’azzeccato connubio di soavità ed eleganza tra pianoforte e sezione d’archi. Grazie anche alla complicità di altri ottimi comprimari (tra cui: Jose Carboni, Marta Franchi, Roberto D’Amico, Gianfranco D’Adda) “Penne e calamai” ha saputo esprimere colori e sfondi panoramici dal forte sapore cantautoral-rock ma senza eccedere nell’opulenza descrittiva, preservando (oltremodo) quell’umiltà narrativa che piace alla gente, che non disdegna mai di spiccare voli semplici e fantasiosi. Ha ragione Renato: “Con una canzone si può anche volare”. Librate gente, librate… (Max Casali)