AGNESE VALLE  "Ristrutturazioni"
   (2020 )

Agnese Valle è una cantautrice e clarinettista romana che ama scavare nell’interiorità dell’animo umano e osservare ciò che accade nella quotidianità: lo fa attraverso la poesia e la musica quali rimedi naturali per il cuore e lo spirito, dando quel calore e quella luce che sono autentici tesori in questi tempi bui e freddi. “Ristrutturazioni” è il terzo viaggio di Agnese che parte della consapevolezza che il proprio edificio interiore deve subire dei cambiamenti intimi necessari alla sopravvivenza. Uno shock emotivo cui non sempre si è pronti o disposti all’accettazione e che causa molte difficoltà, se non addirittura un crollo, momenti indispensabili per la rinascita. Come ogni “Ristrutturazione” bisogna selezionare accuratamente cosa tenere con sé e cosa buttare, operare delle scelte ben ponderate sulla base delle proprie fondamenta interiori e da lì ripartire per cambiare sé stessi e vedere gli eventi esteriori con nuove prospettive e attraverso nuovi occhi. Agnese Valle, alla voce e clarinetto, è l’autrice dei testi e della musica e trova in Marco Cataldi (chitarra), Stefano Napoli (basso, contrabbasso), Luca Monaldi (batteria) e Pasquale Citera (synth, elettronica) i validi pilastri, fondamentali “alla realizzazione dell’opera”. “Ristrutturazioni” è il cambiamento attraverso il trauma, è il regno della speranza che si serve della difficoltà per usarla a proprio vantaggio. “Palmo Su Palmo” è l’opening track, l’incipit della “ristrutturazione” che muove le proprie note poetiche nella consapevolezza che ci vuole “del silenzio per un campo più fecondo”. “Corto Circuito” è il momento del panico tra la luce che viene a mancare e il buio del presente: è lo smarrimento, quell’assenza di punti di riferimento tra il prima e il presente, con l’atroce dubbio su cosa sarà nel futuro. La musica trasmette questo senso di “ansia e sconforto”, ma la voce di Agnese diventa quella piccola luce che illumina l’ambiente circostante e dona un segno di speranza e permette di superare la paura dell’oscurità. Si torna alla melodiosa dolcezza senza perdere di vista l’introspezione in “Come La Punta Del Mio Dito”: quella che può essere una crepa su un tetto è una magnifica opportunità per far vedere ciò che il tetto cela, come un cielo stellato e una nuova realtà da cui cogliere la bellezza di cose nuove. Come da un buco si può vedere una stella, da una spina può nascere un fiore in “Cactus”, la cui musicalità fa sbocciare la vibrante energia dell’ottimismo. “Al Banchetto Dei Potenti” è la sfiducia nella politica dell’apparire e dell’accumulo spregiudicato senza alcun rispetto per la moltitudine che soffre ma è incapace di ribellarsi perché ammaliata da tante belle parole. Ironica quanto beffarda, “Al Banchetto Dei Potenti” è il “ridere di dolore” che fa da contraltare al “piangere di gioia”, il dramma di una politica sociale vuota affrontata con l’ironia del fischiettio che apre il brano. “La Terra Sbatte” è la tragedia che irrompe in quei momenti di quiete emotiva: si abbatte improvvisa a Nizza come ad Amatrice, quando si ascolta la musica o mentre si dorme una scia di dolore e distruzione che mette sullo stesso piano ogni vittima. “Di Carne E Di Pietra” è la scoperta o il confronto dell’universo femminile che si ammira attraverso una scultura di pietra raffigurante una donna: “la carne si fa pietra e la pietra si fa carne”, e chissà se quella donna era “una madre, una Regina”, interrogativi che non mutano gli sguardi intensi di una donna con la sua interiorità. Le note di un piano si aprono al malinconico messaggio de “L’Ultima Lettera Dell’Astronauta” in quel distacco dalla terra verso il cielo, metafora della morte, viaggio senza ritorno e la cui assenza su questa terra significa vita altrove, significa presenza che si trasforma. “Fame D’Aria” è la frenetica ricerca di quel senso di libertà di fronte alle situazioni che bloccano lo stato d’animo: è il desiderio di uscire dalle circostanze vissute con quella claustrofobia emotiva che sembra condurre lentamente alla morte prosciugando l’ossigeno delle risorse. Anche questo un passaggio necessario per apprezzare al meglio la propria libertà senza svilirla vivendo passivamente. Unica cover di questa opera di ristrutturazione introspettiva è “Ventilazione”, brano di Ivano Fossati, interpretato magistralmente dalla cantautrice romana. “Il Tonno” porta con sé la presa di coscienza di essere individui unici al cospetto di un branco che vorrebbe tutti omologati nell’andare nella stessa direzione. Si può andare controcorrente come il salmone, sfidando le correnti avverse pur mantenendo la propria identità. Sfide che si accettano con energia e consapevolezza pur di sfuggire all’ineluttabile fine del branco. Chiude il disco “Scivola” e il suo abbandono al presente da vivere con tutta l’intensità senza pensare al passato o immaginare un futuro che non è detto che arriverà come lo si prospetta. Nelle “Ristrutturazioni” di Agnese c’è un percorso emotivo che si chiama “consapevolezza”: consapevolezza che nella vita bisogna lottare senza mai perdere la speranza; consapevolezza che certi traumi sono necessari per cogliere meglio le opportunità che la vita offre. Mi si perdoni l’accostamento ma in questo capolavoro è come se Agnese ci dicesse che per fare una buona frittata bisogna passare attraverso la fastidiosa rottura delle uova, buttare ciò che non ci serve e prendere solo l’essenza. Un disco che va ascoltato e riascoltato, interiorizzato e vissuto. Le “Ristrutturazioni” passano attraverso questa conquistata consapevolezza. (Angelo Torre)