SPEAKING TO THE DEAF  "The new disguise!"
   (2020 )

E’ un crossover meticcio e ben prodotto quello che si agita, frenetico e veemente, nelle nove tracce di “The new disguise!”, nuovo album su label Sorry Mom! del quintetto anconetano Speaking To The Deaf, nato nel 2008 in formazione a quattro e consolidatosi negli anni fino all’attuale line-up.

Terzo lavoro in studio, “The new disguise!” plasma in un metalcore imbastardito reminiscenze che rimandano a Rammstein, Linkin Park, Linea 77 e Indochine (il singolo “Burnout”, con scintillio di chitarra che pare provenire direttamente dalle sessions di “Alice & June”), alternando chorus ampi e melodiosi a schegge di furia abrasiva tra accenni di growl, doppie voci in contrasto, accelerazioni repentine (“Squall/Rinoa”) e perfino autotune (“The new disguise”) in un martellamento senza sosta.

Efficace e compatto, fonde elettronica ed elettricità in un crogiuolo che ribolle di creatività, dalla sberla di “Another night” in apertura al rap-metal di “Les tricoteuses” passando per una curiosa cover – ruvida e cattivella - del classico “The bad touch” dei Bloodhound Gang.

A tratti – mutatis mutandis – sembra di rivivere certi squarci di patchanka d’antan à la Mano Negra (il crooning concitato di “Panicothèque” che si infila in un ritornello memorabile), mentre altrove a prevalere sono atmosfere robuste e rigonfie, spesso segnate da variazioni di scenario, sonorità e mood all’interno della stessa canzone (“Counterlight”, centonovanta secondi nei quali accade di tutto, come fosse un pezzo dei System of a Down), oppure rare concessioni ad una fruibilità più accomodante capace di flirtare con inattese suggestioni baggy (“Misfired plans galore”).

Lavoro mai scontato né prevedibile, offre spunti intriganti e sviluppi non banali: band interessante e poliedrica, dotata di buone idee e del talento – nonchè della tecnica - per svilupparle. (Manuel Maverna)