RAINBOW BRIDGE  "Unlock"
   (2020 )

Scorre tantissimo sangue hendrixiano nelle vene di questo power trio pugliese: i Rainbow Bridge.

Fiumi di wah wah, torrenti di tremolo e bombe d’acqua di distorsione confluiscono nei mari immensi di queste cinque jam session che compongono “Unlock”, opera numero quattro della band.

Nati nel 2006 con la missione di proporre una libera interpretazione del sound della Jimi Hendrix Experience, con la forza di centinaia di live alle spalle e tanti festival in giro per il mondo, i Rainbow Brigde (Giuseppe "Jimi Ray" Piazzolla alla chitarra, Paolo Omras alla batteria e Fabio "Fabbass" Chiarazzo al basso) registrano queste cinque cavalcate strumentali tra psichedelia, hard rock, stoner, blues, tanto Stevie Ray Vaughan e tantissimo Hendrix.

Il tutto è dilatato, rimasticato, e ripensato, libero da ogni costrizione e da ogni logica commerciale.

Suonare per il gusto di suonare; un gusto, un piacere e un divertimento che si percepiscono in ogni passaggio e in ogni riferimento.

Nell’ambito del rock blues chitarristico, dentro “Unlock” c’è davvero tanto, dall’incalzante “Marvin Berry” (batteria secchissima e riffone monolitico alla Jon Spencer Blues Explosion, con chitarra che ulula richiamando il fantasma di Chuck Berry), per passare poi al desert rock di “Speroo the Hero” (11 minuti a base di tremolo e tentazioni stoner), al wah wah power in “Marley” ed a “The girl that I would meet this summer” (altri 11 minuti di autentico delirio da trip blues) fino a “Jack Sound”, con il demone di Hendrix che ogni tanto mette fuori la testa per entrare nei fraseggi partoriti dalle sapienti mani di Jimi Ray Piazzola (e già il nome è una dichiarazione d’intenti).

44 minuti liberatori e terapeutici, un bagno purificatore, un rito pagano per sconfiggere la trap e X-Factor.

Sembrano proprio presi bene, e sarà la fame di musica dal vivo che ci attanaglia da un bel po’, comunque i Rainbow Bridge live non me li perderei.

Poi si può discutere se la loro sia una proposta moderna, alternativa oppure un po’ datata, ma stavolta possiamo anche farne a meno.

Anzi, non svegliamoli dal loro sogno psichedelico e lasciamoli jammare liberi fino al ponte che conduce sull’arcobaleno: attaccherei volentieri il jack all’amplificatore per unirmi a loro (se fossi in grado) e poi chiamateci solo per l’“Unlock”down. (Lorenzo Montefreddo)