CHIARA RAGNINI  "Disordine"
   (2020 )

Dimezzando il lasso di tempo intercorso tra un disco e l’altro, torna la cantautrice ligure Chiara Ragnini con l’e.p. “Disordine”. Infatti, dal debut-album “Il giardino delle rose” (2011) ed il secondo “La differenza” (2017) erano passati ben sei anni. Oggi, ce ne sono voluti appena tre per riapparire con 4 canzoni garbate e raffinate, nelle quali l’artista anela sottolineare l’importanza di un ritorno ad una vita “slow”, lontano da frenesie ed isterismi per riassaporare, quindi, il gusto della riflessione benefica. Certo, siamo lontani dalle sonorità electro-pop dell’opera precedente, ma ciò non vuol dire che a riservare una parentesi all’essenza ponderativa si scenda di un gradino qualitativo. No, anzi! Dischi così riportano le lancette a una velocità più umana e meno ansiogena. Non ci vuole molto a capirlo, appena ti appare nel lobo la soavità vocale di Chiara in “Facciamo finta (senza pensarci)”; e, da questo momento in poi, la mente verrà cullata, con rilassante regolarità, anche nelle restanti “Paradiso”, “Fra caos e paura” e “La sera è ormai notte” (quest’ultima splendida personalizzazione di una poesia del giornalista-filosofo Fulvio Romano) poiché, con minimalità di chitarra acustica e vellutate di piano, l'artista riesce, comunque, ad elargire la classe che serve, a conferma che non occorre uno stock smisurato di canzoni per convincere, ma basta servire solo quelle che riflettano l’ideologia progettuale. Perciò, il “Disordine” di Chiara non è quello tradizionale, bensì quello riequilibrante dell’introspezione, quello che esorcizza i periodici caos che impattiamo per non smarrire l’inclinazione armonica del nostro agire e tornare a scrutare, così, i veri valori che contano. Lei ci mette a disposizione una dozzina di minuti per respirare l’invito a serrare gli occhi ed isolarsi in un angolo di comfort-zone, tanto raro quanto necessario. Non ci sono compromessi di sorta: o cellulare o un (bel) “disordine”. (Max Casali)