GREGORIO MUCCI "Non è un problema"
(2020 )
Fare un EP d’esordio è sempre difficile: devi scegliere 4 massimo 5 canzoni in cui presentarti al mondo con tutte le tue sfaccettature. Ma per Gregorio Mucci “Non è un problema”. Questo è il nome del suo primo lavoro, uscito il 30 ottobre 2020 per Agnus Records, e in 5 brani mostra un’anima spiritosa, supportata da un sound netto e riconoscibile: un coinvolgente pop rock con synth bass e molto groove funky. Ci sono suoni acidi ovunque, dal pezzo di apertura “Il Jaguaro”, che descrive un tizio poco raccomandabile (“Non salire in macchina con lui, è pericoloso”), fino a quello di chiusura “Bambola gonfiabile”, nel ritornello che ripete: “Oh mamma che ansia”. Ansia rafforzata nella seconda strofa da un loop di respiri affannosi. Questo brano, come suggerisce la presenza di plastica nel titolo, racconta una solitudine, ma il tiro è micidiale. La chitarra elettrica fa il suo lavoro: è bella piena, ma non nasconde il resto della musica. La titletrack “Non è un problema”, ha una sequenza di accordi che ricorda nello stile (ma non è uguale eh) “Ancora tu” di Lucio Battisti, e il leggendario artista di Poggio Bustone sembra uno dei riferimenti, seppur scherzosi, di Gregorio. Lo si nota nell’anafora di chiusura delle strofe: “Non riesco a dormire perché penso a te. Non riesco a mangiare perché penso a te. Non posso più lavorare (peccato) perché penso a te, sai domani che faccio? E' chiaro che penso a te”. C’è l’espediente comico per cui la ripetizione viene interrotta nel penultimo verso della seconda strofa, ma poi ritorna inesorabile: “L'ho scritto anche sui muri mentre mangiavo un frappé / è tutto molto più bello… quando penso a te”. Il breve assolo è lasciato ad un pregiatissimo pianoforte jazz. “Meglio morire” è il pezzo più esaltante dei cinque proposti, con quel dannato sentore blues pieno di settime minori che funziona sempre. Anche la voce ribatte sulla blue note: “Sesso, ecco cosa pensa sempre un maschio”. Poi c’è una nota “di colore” irriverente: “E che peccato, essere ne*ro è un reato, tutto sommato un grazie a dio che son sbiancato.” Ma nel sarcasmo non c’è pericolo di razzismo, visto che tutta l’atmosfera ricorda chiaramente Zucchero e il soul più black possibile! E poi non si può prendere sul serio uno che scrive: “Mi sparo un bel Mc Drive, menu Bastianich” ahahah! In un ponte rappato torna di nuovo Battisti: “Esco o non esco, fiori di pesco”. La soluzione del ritornello a tanto disagio è “meglio morire”, ma il finale, non anticipiamolo, svela il dispetto. “E aspetto te” è la ballata di turno, un lento sentimentale: “Vorrei non fosse solo una canzone, vorrei distinguermi dalle altre persone, non mi vergogno”. Nella strofa c’è un suono di tastiera da teen dream anni ’80, che visto lo spirito dell’artista, non si capisce se sia stato scelto seriamente o ironicamente, perché come direbbe un inglese, è “cheesy”, stucchevole. Forse è voluto, dal tastierista Jacopo Perra (sono tastierista anch’io, so cosa passa per la testa a noi dei tasti bianchi e neri), perché alla fine quel “non mi vergogno” diventa “ma mi vergogno”, e l’epico assolo di chitarra finale, fa decisamente uscire dall’“imbarazzo” costruito apposta. Bravo Gregorio, un EP scoppiettante! Simpatia ed energia, con una band che sa il fatto suo: oltre al già nominato tastierista, abbiamo Filippo Ciampi alla chitarra, Federico Morittu al basso e Alessio “Il Secco” Burberi alla batteria. Aspettando tempi migliori per la musica live, i loro concerti devono essere mozzafiato! (Gilberto Ongaro)