SVNTH  "Spring in blue"
   (2020 )

“Spring In Blue” è il nuovo album dei romani Svnth. Per la formazione capitolina, si tratta del terzo lavoro in studio: registrato a New York nello studio Menegroth: The Thousand Caves di Colin Marston, “Spring In Blue” mostra importanti elementi di novità, presentandosi comunque come evoluzione naturale di quanto già apprezzato in passato. Per l’occasione, i Svnth sono partiti dal black metal, ricamando soluzioni parecchio atmosferiche, dai toni epici, flirtando con lo shoegaze più muscolare, il progressive e il rock classico degli anni settanta, in sei brani dalla struttura parecchio articolata che, insieme, raggiungono un’ora di durata. Dopo un inizio positivo ma non esaltante (la strumentale “Who Is The Dreamer?”), “Spring In Blue” comincia lentamente a disvelare il proprio volto migliore: “Erasing Gods’ Tower”, nei suoi undici minuti, si evolve da un atmospheric metal infarcito di note di scuro ed elegante shoegaze a un black più puro, spianando la strada alla successiva “Parallel Layers”, che segue uno schema pressoché simile, ma sviluppa ancora meglio l’idea, con una lunga fase preparatoria, quasi cinematografica, a una sfuriata di brillante black metal. “Wings Of The Ark”, invece, più breve, comincia quasi in medias res, con un sound robusto che si dilata in diversi momenti. In coda, i Svnth stipano altri due brani solidissimi, che rappresentano da soli quasi la metà della durata dell’intero album: “Chaos Spiral In Reverse” e “Sons Of Melancholia” non si discostano molto in termini di costruzione rispetto ai brani precedenti, ma la cura e la pulizia negli arrangiamenti e la grande interpretazione del black metal nei momenti più concitati fanno sì che l’asticella si sposti ancora un po’ verso l’alto. I Svnth, partendo da idee discretamente originali, percorrono strade non troppo battute con la grazia e la convinzione di una band navigata, confezionando un prodotto solido e convincente. (Piergiuseppe Lippolis)