GIULIO CASALE  "Bootleg #3"
   (2020 )

Negli anni ’70 cominciarono a circolare i dischi-pirata, che vennero battezzati “Bootleg”: erano prodotti registrati dal vivo ma la qualità del suono era spesso un’incognita: il più delle volte bassa, però, quando se ne trovava uno buono, sembrava un live ufficiale. Oggi, che l’eclettico Giulio Casale (già leader degli Estra) titoli il suo primo lavoro live “Bootleg #3”, incuriosisce non poco, quasi a simboleggiare un depistaggio, un imprevedibile senso progettuale. Premesso che, in questo disco, lo spessore emotivo tocca livelli apicali, quello che va ulteriormente rimarcato è la cangiante ideazione dell’insieme, nel quale spicca l’estro attoriale, canoro e carismatico del Nostro, sempre alla ricerca del guizzo ispirativo, del pretendere da sé stesso il non-plus-ultra, mai pago dell’evoluzione artistica che sempre si prefigge dal primo pentagramma che fu. E poi, mettiamoci l’aspetto poliedrico, pronto a rielaborare scritture conferendogli nuove anime, che possano placare il suo istinto indomito per le idee da immettere in campo, e che in “Bootleg #3” ne schiera tre: 6 estratti dal precedente album “Inexorable”, altri dagli spettacoli “Le notti bianche” e “Frammenti di un discorso poetico”, quest’ultimo in sinergia jazz con Nicola Alesini, che include brani dell’ex Japan David Sylvian, di Claudio Lolli, e pure un inserto recitativo tratto dal Calvino-book “Le città invisibili”. Insomma, un arcobaleno artistico a vasto raggio, che colora ed appaga pienamente diverse esigenze uditive, nel fascino assemblativo coeso con perizia e maestria. Perché Giulio non lascia nulla al caso, ed ogni soluzione è pensata in modo da braccare l’empatia subliminale, che esuli dal facile ammicco, per rispettare interlocutori colti e dal palato fino, sicuri di non rimanere mai delusi dall’etica sincera ed onesta dell’artista trevigiano. Una platea fedele e cosciente che gode, in ogni occasione, della sua densità qualitativa ed intellettuale, capace di non franare mai in contenuti inflazionati. Quindi, largo al gusto di ri-assaggiare episodi di “Inexorable”, di “Dalla parte del torto” e di “Un giorno storico”, oppure le cover altamente personalizzate di Modugno (“Cosa sono le nuvole”), Lolli (“Incubo numero zero”) e Sylvian (“The golden way”), senza obliare episodi rock (reminescenza dei suoi Estra) di “Sono corpo” e “Un giorno storico”. Grazie alle lancette rallentate del lockdown, Giulio ha concretizzato cumuli di sedicente silenzio per riorganizzare canzoni ed umori altalenanti che, forse, neanche lui si aspettava di condensare ma, una volta capito che setacciava nuova fertilità, non ha perso l’opportunità di riaffermare un “credo” artistico oneroso ma soddisfacente, che non baratterebbe mai con una scrittura ruffiana e maliziosa: è talmente alto il rispetto che nutre per sé e per il pubblico che è, ormai, garanzia di un’offerta… "Inexorable", proprio come piaceva al suo mentore-ispiratore Gaber. Sicuramente, da lassù, Giorgio applaude. (Max Casali)