YAIR ELAZAR GLOTMAN & MATS ERLANDSSON "Emanate"
(2020 )
Nell’era digitale, satura, densa e sovraffollata, in cui la connettività multimediale è onnipresente e conferisce una gratificazione solo immediata, in un marasma di interessi ed esigenze tra persone che costantemente confliggono. Nell’era in cui tutto è veloce e porta a dare giudizi rapidi ed effimeri, frutto di una massa indistinta e non filtrata di informazioni in entrata. Il progresso tecnologico si riteneva potesse ampliare la creatività ma spesso non ha fatto altro che eroderla, insieme alla capacità generale di prestare attenzione. In tal contesto le composizioni musicali di lunga durata sembrano anacronistiche e fuori contesto. Eppure da varie parti, nel panorama culturale, spuntano presenze costanti di movimenti che invitano ed esortano alla vita lenta. La musica qui non ha lo scopo di fungere da sottofondo per altre attività ma necessita di un ascolto profondo, intenso, meditato. E’ su queste complesse basi che si fonda il colossal musicale composto da questi due musicisti nordici, Yair Elazar Glotman, tedesco di Berlino, e Mats Erlandsson, svedese di Stoccolma. Il loro “Emanate”, appena uscito per 130701/FatCat Records, è un lavoro intriso di una certa densità cromatica, con una tendenza verso un'oscurità spigolosa. Come influenze si citano la polifonia vocale rinascimentale, "Pranam II" di Giacinto Scelsi, "Lontano" del 1967 di György Ligeti (già sentito in "Shining" di Kubrick), oltre ai lavori di composizione dell’americano Ingram Marshall e dell'islandese Valgier Sigurdsson. "Emanate" è un'esplorazione musicale strutturalmente ricca e profonda, che nell’arco di cinquanta minuti crea un campo di energia statico e tuttavia continuamente mutevole. A tratti piacevolmente alienante. Sebbene sia composto da nove tracce, è stato concepito come un'unica lunga composizione (“From light to refraction”, “From refraction to procession”, “Procession”, “From procession to refraction”, “From refraction to light”), intervallata da vari “Interlude I – II – III – IV”. Un lungo brano di ensemble più vicino, in termini di lunghezza e approccio formale, alle composizioni di musica classica che ai sempre più brevi interventi di così tanta musica fatta su misura, per consumo, da somministrare in streaming digitale. Iniziato come semplice musica elettronica, "Emanate" è stato registrato in una settimana di intenso lavoro, con registrazioni di una ensemble composta da trombone, violoncello, viola e violino. Poi registrazioni di zither e corde ad arco varie, tutte elaborate attraverso ampi trattamenti elettronici, sia digitali che analogici. Parti strumentali che si intrecciano dentro e fuori dall'elettronica, poi fondendosi interamente con essa e talvolta emergendo con marcati caratteri individuali. I singoli titoli delle tracce rimandano alla forma dell'opera, mentre il titolo dell'album suggerisce una certa risonanza estetica della medesima opera. Ha a che fare con le qualità materiche della musica, circa le modalità di ascolto e le sue intrinseche tendenze che si diffondono abilmente nella mente dell’ascoltatore. Un'opera audace e ricca, che dilata il tempo ed esiste in una sfocata dimensione, tra stati emotivi, mondi musicali classici e sperimentali di musica elettronica. Un’opera il cui ascolto e la comprensione necessita di un temporaneo distacco, se non abbandono, dalla frivola realtà della “moderna facciata mediatica dei media”. Necessita di opportuno tempo e spazio, per cui immergersi in correnti di profondità sonora. (Vito Pagliarulo)