EDIKANFO  "The pace setters"
   (2020 )

Il 31 dicembre 1981, avviene un colpo di stato in Ghana, facendo scattare il coprifuoco notturno. Tutto ciò che è intrattenimento, ovviamente si arresta. Quell’anno però, gli Edikanfo debuttavano in grande stile, realizzando un album prodotto nientemeno che da Brian Eno, che li riteneva fautori di una visione psichedelica dell’Africa. Dopo quasi quarant’anni, finalmente, “The Pace Setters” riesce a vedere la luce. Il loro afro-funk è trascinante: nei sei pezzi i protagonisti sono i temi dei fiati, tromba, trombone e sassofono, ma negli arrangiamenti spicca, accanto alle fitte trame percussionistiche imbastite dagli otto musicisti, la predominanza del basso. In “Nka Bom” la batteria ha il charlie in levare, in pieno stile disco, e il brano ospita un divertente assolo di piano elettrico. Le voci, qui ma soprattutto nel successivo “Something Lefeh-O”, cantano in maniera responsoriale: una voce sola e un coro risponde. “Gbenta” ha un ritmo in 6 che se non si afferra subito, può confondere, per come è accentato. Ed è questa valenza poliritmica, a fare il fascino del pezzo. Qui ad un certo punto i fiati e la chitarra si fermano, per lasciare spazio al basso sul ritmo. “Blinking eyes” è un altro pezzo che affonda nella disco, e accanto alle percussioni ghanesi forse si indugia un po’ troppo nell’inserire quel tipico suono elettronico discendente (come si chiama, cometa? Dai, quello riciclato anche dagli 883, pi-pi-piùùùn). Ma era parte dell’estetica dell’epoca, e si tratta comunque di musica da festa. Su “Moonlight Africa”, il coro vocale ripete “moonlight” lentamente e con approccio sognante, mentre la tromba improvvisa a fianco. Poi il ritmo si avvia, anche qui in 6, ma in modo più chiaro. Ed infine “Daa Daa Edikanfo” chiude il celebration time in grande stile. Anche qui c’è un momento in cui gli strumenti melodici e armonici si fermano, per lasciar spazio solo alla batteria e al coro. Un coinvolgimento irresistibile. Un ricordo prezioso, che si fa presente, accompagnando il ritorno sulla scena degli Edikanfo, tutti sopravvissuti e pronti a riscaldare i palchi del futuro! (Gilberto Ongaro)