EXESS  "Deus ex machina"
   (2020 )

In un tentativo per nulla scontato o banale di fondere, e a volte portare all’estremo, generi come il glam, il pop-rock e il new-wave, con passaggi anche metal, gli Exess con Deus Ex Machina danno vita a un disco ambizioso ed energico, che entusiasma e convince.

Il titolo del disco costituisce già di per sé una carta da visita chiara. Il termine della critica letteraria latina che indicava, nella tragedia greca, il palesarsi del dio che decide – nel bene o nel male – le sorti del gioco viene qui utilizzato per esprimere la forza e la convinzione con la quale gli Exess, che hanno base in Svizzera, giocano con i generi smontandoli dall’interno. Il pop sinfonico del pezzo che apre il disco, “Not an Eternal Day”, risente di chitarre metal e di vocalizzi à la Queen, l’hard rock è presenza di fondo costante, in ritmi e passaggi che sembrano esplodere quasi dal nulla, come nella aggressiva e turbolenta “Chrysalis”. Decisionalità, buon lavoro di gruppo, vibrazioni lucenti risaltano qua e là dentro l’opera. Gli Exess non hanno neppure paura di abbracciare la ballata folk con “Bittersweet Lullaby”, romantica e quieta, che sembra uscita dai ‘90s.

C’è feeling tra i membri del gruppo e si sente. È probabile che ciascuno di loro abbia introdotto le caratteristiche a lui più congeniali, le influenze che gli sono più care, e che insieme poi abbiano saputo dar vita a un prodotto di classe. Non c’è nulla di nuovo, sia chiaro, le band a cui guardano (Garbage, ma pure Linkin Park, Therapy? con suoni un po’ più addolciti) avevano già, con risultati più o meno discreti, fuso tra loro vari generi. Gli Exess ci riescono senza mai cadere nel già sentito. “Find a Shelter”, ad esempio, sfiora il thrash metal mantenendo, però, l’atmosfera romantica e intima che si respira un po’ ovunque nel disco. Violenta e potente è la buia “Pay No Mind”, che tocca a volte atmosfere epiche.

Se la traccia bonus, “Sleeping Satellite”, che conclude il disco, una sorta di rilevante appendice, è un concentrato delle lezioni folk-rock che la band ha di recente imparato, “Nothing Is Left”, che la precede, è un tributo al metal più classico, con chitarre distorte e veloci che regnano e un coro di voci che risponde al solista con durezza e cupezza. “Feel the Right Hand” sembra rivolta alla band stessa, sempre in cerca della giusta motivazione e della trovata adatta a esprimere un certo sentimento o ideale. Uno strano e intrigante incrocio di new-wave, nelle voci, nelle batterie, e di metal, nelle chitarre, nel basso, è “The Letter”, che mostra quanto versatili possano essere gli Exess. Ed è grazie a questa versatilità che Deus Ex Machina non riesce mai ad annoiare. (Samuele Conficoni)