LIBET "Il primo ritratto"
(2020 )
Non un disco semplice ma sicuramente un debutto molto suggestivo e colmo di fascinazioni, quello del duo torinese dei Libet che, tra elettronica, pads ed IDM-style, ci fan salire a bordo dell'ottovolante di "Il primo ritratto", che prevede un saliscendi interiore in un dialogo spezzettato ed intermittente, immersi negli echi incorporei della mente. Tocca a "Lei" aprire l'ingresso dell'album per attirarci in un suo mondo estraniante, fatto di pochi appoggi di synth con voce pigra e suadente, mentre c'è poca "Stasi" in traccia due, poiché il duo comincia a calcare la mano per laccare un risveglio, conferendo un seducente cosmic-tribal-beat. Con "La mia posa"e "Dall'indaco" ci adagiamo delicatamente su di una sdraio con luce soffusa in contesti ambient, come trovarci ad inalare effluvi in una Spa, avvolti da voci lontane. Di certo, il diario di bordo dei Libet annovera rilevanti stranezze che li fan diventare incorporei ed inafferrabili, ma è un cardine essenziale per far girare la loro complessa ruota esecutiva, lontano da canoni inflazionati. Quindi, nessun "Sospetto" se ora sostate in codesta tappa dall'andazzo originalmente decentrato: è una situazione di non-ritorno in quanto, a viaggio iniziato, le spire streganti dell'IDM bloccano intenzioni di schiacciare "Stop" per la forte attrattiva di sentire come va a finire l'inner-trip che propongono. E' normale che, talvolta, ci si senta svagati e spaesati, con la netta sensazione che i bpm inflitti ci portino verso "L'indirizzo sbagliato", ma proseguire è una missione di ricerca interiore, un dovere morale per sé stessi, un dialogo da ritrovare con audacia, un atto dovuto senza compromessi. Sul punto di scendere, "Anastasia" stende manufatti in bilico tra Radiohead ed i Subsonica più sintetici, con annessi stridii asfittici e morbida voltura sul traguardo. Ho la netta sensazione che il tessuto "visionario" di Marco e Alan sia un work in progress che fornirà ulteriori sorprese, cominciato con "Il primo ritratto" disegnato in un bel chiaroscuro e già esposto, di diritto, all'ingresso della galleria dell'underground più asimmetrico e decentrato. Per soli intenditori. (Max Casali)