ERLEND APNESETH  "Fragmentarium"
   (2020 )

Erlend Apneseth rispolvera il suo Hardanger fiddle, la viola norvegese con la quale ogni tanto torna a creare paesaggi mistici. Il nuovo album “Fragmentarium”, uscito per la celebre Hubro Records, vede la collaborazione, tra gli altri nomi, di Stein Urheim a chitarra, bouzouki fretless ed elettronica. Stein l’abbiamo affrontato e analizzato quest’anno, esplorando il suo mondo interiore colorato e tranquillizzante, e ben si sposa con l’intenzione di Apneseth, sempre a metà tra folk e jazz. L’album è composto da sette brani, ognuno diverso dall’altro. “Gangar” è una forma indefinita, dove il fiddle si muove su un 6/8 strutturato da contrabbasso e batteria, che spesso e volentieri confondono le acque ritmiche. “Du fallande jord” è un andamento lento con batteria soffusa, dove il fiddle intona una melodia dolce e da Signore degli Anelli. La titletrack “Fragmentarium” è un’elettronica ambientale disturbante, tra insani cori e voci parlanti effettate, che preludono a un battito regolare condito dallo scacciapensieri, dove l’arco tradizionale viaggia libero. “Gruvene” decide di far soffire all’inizio, con i suoi acuti perforanti, poi muta in un loop da falegnameria, disturbato da elettronica idiosincratica. “No, etterpå” è un tema medievaleggiante del solo fiddle, che introduce “Det mørknar”. Qui c’è spazio per psichedelia classica, con tanti battiti sulla campana del ride e iniziale armonia statica di fiddle; poi la situazione si sblocca. Ed infine siamo salutati dalla sospesa e fiabesca “Omkved”. Un altro episodio di giochi profondi, per Erlend Apneseth. (Gilberto Ongaro)