IL PARTO DELLE NUVOLE PESANTI  "Sottomondi"
   (2020 )

Tredicesimo album per la trentennale folk band Il Parto delle Nuvole Pesanti, “Sottomondi” porta nuovi esempi di tarantella calabrese, con piccole variazioni in certi brani. Le canzoni si fanno carico di temi sociali, come “Niente ninna per l’uomo né”: “Niente ninna per il barcone che non ha una destinazione (…) niente ninna alla gente che salva una donna aggrappata alle doglie (…) niente ninna per Mimmo Lucano”. La canzone è corredata da un coro di bambini. Anche se gli argomenti sono chiaramente politici, la cosa che spicca maggiormente sono i giochi di parole, le allitterazioni e i troncamenti fantasiosi, come in “Non sono mai stato socià”: “Anche se vivo a Bolò non sono mai stato socià / mi sono rotto il cà di questi migrà / se qualcuno muore a me che ne fré”. Il pezzo elenca in prima persona le intolleranze verso stranieri, handicappati ed altre categorie deboli, invocando il “plotone d’esecuzione”. Come capita al solito, facendo questi elenchi di odio, alla fine ci si ritrova vittime del proprio astio: “Sì anch’io sono da ammazzà (…) plotone d’escuzione, aspè aspè (…) ma io stavo a scherzà”. “Il percorso Calabrozen” ironizza sul misticismo, e musicalmente si avvicina al reggaeton, ma non quello elettronico di moda adesso, bensì quello suonato con le percussioni vere, e chitarra acustica in levare. “Naturaleza viva” riporta alle coordinate ritmiche della tarantella, con arrangiamento di mandolino, fisarmonica e tromba. Poi a ritmo di beguine, Il Parto ci ricorda la vitaccia che fanno “I bambini di laggiù”: “I bambini di laggiù fanno l'amore, coi vampiri della notte senza calore. I bambini di laggiù mangiano armi, e non hanno madri che dicono dormi”. Il clima si alleggerisce con la veloce e scanzonata “Balla balla signorina”. La festa continua, con sarcasmo (e accelerando ulteriormente i battiti) ne “L’ignoranza è figa”. Qui si sprecano i riferimenti a filastrocche infantili e a una parafrasi di Jannacci: “A I O U ciuccia bestia pure tu (…) sempre ignoranti bisogna stare, che piace al sindaco e all'assessore, che piace al prete e al consigliere, piace al ministro e al dittatore (…) chi va avanti con Pinocchio, chi va avanti col malocchio, chi va avanti coi paraocchi, nel paese dei balocchi (…) tuteliamo l'ignoranza e dei libri si fa senza, chi ci crede veramente deve essere un demente”. Alla fine la voce femminile intona da soprano lirico: “L’ignoranza è figa”. Dopo uno strumentale per chitarra acustica (“Rare-fazioni”), su placidi arpeggi elettronici, si torna a ridere con la marcetta comica “Mi hai fatto innamorare astutamente”. Ed infine la tarantella “Fuori la mafia dentro la musica” richiama il coro di bambini a ripetere il ritornello, omaggiando nomi celebri che contro la mafia ci hanno lasciato le penne (“con Pasquale Giovanni e Peppino, fino all’ultimo cittadino”). Con un’allegoria che mescola impegno politico e fede religiosa, la canzone si ribella alla prepotenza criminale, citando anche la leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso: “E con l'aiuto di San Michele, fuori tutti quei cavalieri, fuori tutti quei carcagnossi, dentro mille papaveri rossi”. I sottomondi mostrano una vitalità inarrestabile, e Il Parto delle Nuvole Pesanti ancora una volta se ne fanno ambasciatori. (Gilberto Ongaro)