FLORAL TATTOO "You can never have a long enough head start "
(2020 )
Rumori di sottofondo anticipano un parlato su cui tastiere dettano suoni semplici ed onnipresenti; poi le campane.
È così che inizia “You Can Never Have A Long Enough Head Start” il secondo album dei Floral Tattoo, band di Washington i cui connotati sono spiegati dal proprio profilo Facebook: “il progetto che nasceva solista ora è una band. Suoniamo e urliamo di più ora”.
Alex Anderson (voce e chitarra), Gwen Power (chitarra, tastiere, voce), Travis Powell (basso) e Christian Taylor (batteria) entrano nel vivo con la seconda traccia in cui si capisce piuttosto bene il sound dell’intero lavoro. “Life in color” è dominata da chitarre tanto distorte quanto emotive e capaci di farti viaggiare in un piacevole limbo sonoro. La linea melodica riporta molto alla “Ceremony” dei New Order o, restando in Italia alla “Gennaio” dei Diaframma; è uno dei brani migliori del disco.
“Julius & Ethel” e “Oar house” partono con arpeggi per poi lasciarsi andare alle distorsioni, mondi più congeniali alla ditta. Il cantato sembra quasi staccarsi dal contesto, in leggero sottofondo, quasi a non disturbare il caos generato dalle 6 corde.
“She” è il pezzo che potrebbe essere lanciato alle radio. Più pop (o college rock) e meno indie noise, ma forse meno efficace di altri brani.
Nella prosecuzione del disco, troviamo anche una voce che si fa sguaiata come se fossero i Pogues di Shane MacGowan (con tanto di applausi finali); una sognante “Danny be well” ed una “Redding forest fire” che trova la carta vincente quando al noise si unisce un parlato particolarmente efficace.
Finale per “My life fell part this year” in cui un onnipresente organo, accompagna il canto, che vuole tramutarsi in una sorta di saluto corale verso la conclusione.
(Gianmario Mattacheo)