ELECTRIC SEWER AGE  "Contemplating nothingness"
   (2020 )

Il progetto Electric Sewer Age (la cui traduzione in italiano è certamente suggestiva) è un interessante contenitore di idee sonore d’autore. Fu originariamente ed anonimamente concepito dal compianto Peter Christopherson dei Throbbing Gristle, dei Psychic TV e dei Coil, da John Balance (ex Coil) e dal remixer Danny Hyde. Quest’ultimo ha poi continuato il progetto con John Deek, a sua volta anch’egli scomparso nel 2013. Ed ecco che oggi "Contemplating Nothingness", appena uscito per Hallow Ground Records, è la terza uscita del progetto Electric Sewer Age e la seconda che Hyde ha concluso da solo. In queste release si nota bene la sua raggiunta maturità quale produttore e remixer, molte volte sperimentata da grandi nomi del calibro di Coil ma anche (per i remix) dai Nine Inch Nails, dagli Scorn, da Chris & Cosey e dai Depeche Mode. “Contemplating nothingness” è un contenitore di “voci disincarnate” che si “mescolano a ritmi sommessi, armonie smorzate o temi di stringhe minacciosi”. E’ “un album surreale e bello come un sogno appena ricordato, che naviga costantemente attraverso la zona liminale del familiare e della grande incognita”. E’ electro psichedelia allo stato quasi puro. Nel senso che varie influenze world, ethno-ambient, jazz, rap spesso lo distolgono dall’intento puramente psichedelico. Quasi a volere distogliere lo sguardo fisso verso un punto non definito, sperimentale, tutto in divenire, qual’è una sonorità oscuramente ricercata. Ed è qualcosa che fa bene allo scopo, ammesso ci sia uno scopo. E’ comunque qualcosa che semplicemente ben si sposa con la mistura di suoni somministrata. “Still too far to go” è l’inizio del viaggio. Ed è un inizio all’altezza delle aspettative. Con andamento non affaticato, è un viaggio che ben prospetta quello che sentirà (vedrà) l’ascoltatore ignaro. Un viaggio nella parte musicale oscura e fascinosa, collegata alle immagini prodotte dall’inconscio. “Whose gonna save my soul” ed il suo inizio orientaleggiante, evocante contaminazioni ethno-ambient, è il giusto seguito. E’ contrassegnato dalla presenza di una voce da grillo-parlante-inquietante che ripete all’infinito “whose gonna save my soul now”, su un tappeto in loop a base ritmica leggera e con parti mandate spesso al contrario. Sembra la mente dell’artista che, nel caos, cerca di interrogare sé stessa circa la possibilità che ha o meno di salvarsi. “Chebo” e la sua iniziale (e poco inquietante) parte in talk box scandisce il suo mantra e viene sovrastata da un’interessante base ritmica, a base di bassi in sotto-frequenze e da carillon che cristallinamente scandiscono i bpm. Un’idea che suona bene ed è esemplare, tanto da far risultare anche questo brano tra i più interessanti. “Surrender to the crags” continua il discorso orientaleggiante e, psichedelicamente, porta il sound all’estremo di “Self doubting trip”. Che, come suggerisce lo stesso titolo, ha il giusto groove dub e se lo porta in grembo in modo tale da provocare facilmente l’oscillazione a ritmo della testa dell’ascoltatore. Nonostante i messaggi criptici lanciati alla rinfusa dalla solita voce, che assume sempre più i toni di chi sembra avvisarci di qualcosa, fino (forse capendo l’inutilità e/o percependo di non essere ascoltato) ad urlare il suo distorto “fuck off”. “Dekotur” è poi il naturale finale, meditativo, trascendente, che ambisce ad un discorso che va oltre il suono di questa release. Non evoca niente in particolare ma forse anche troppo. E il troppo è poco. Ma il poco non è troppo. Dunque non sarebbe stato troppo completare con qualche altro brano questa produzione. Ma l’arte è arte e la critica, in tali casi, deve restare al suo posto. Forse il progetto Electric Sewer Age penserà di riprendere il suo discorso musicale da questo punto? Non si sa. Però, da questo punto, si auspica che la psichedelia possa incontrare anche altre forme di contaminazione musicale e possa trarre dalla sperimentazione nuove sonorità utili. Dunque, che la psichedelia sia con tutti noi. (Vito Pagliarulo)