LOS PIRANAS  "Historia natural"
   (2019 )

Il supergruppo colombiano Los Pirañas torna in studio per la terza volta, per la gioia delle orecchie più psichedeliche. Premettendo che i ritmi di partenza imbastiti sono commistioni sudamericane, e nella formazione è compreso un percussionista che arricchisce il sound di quelle timbriche riconoscibilmente latine, non c’è proprio nulla di troppo folkloristico e geografico, nelle intenzioni del trio. Sono, semplicemente, i codici comunicativi coi quali sono cresciuti. Ma tutto è reso trascendentale, adimensionale, grazie ai movimenti di basso ipnotici, dalle sonorità della chitarra spesso nasali e tremolanti, e dall’utilizzo “spartano” del pc, considerato alla stregua di un vecchio sintetizzatore analogico, con cui giocare con gli oscillatori. Non a caso, l’album (appena uscito per Glitterbeat Records) prende il nome di “Historia Natural”. Naturale perché il trio si è avvicinato alle sperimentazioni giovanili, arricchite dall’esperienza. Anche se surreale e straniante, è tutto tribale, viscerale, e coinvolgente. Si gioca coi suoni in maniera creativa, tanto da dover ricorrere a sinestesie per tentare di descrivere ciò che si ascolta. La chitarra sembra “molle” in certi passaggi, anche quando svolge la funzione di melodia al centro dell’attenzione, come in “Todos tenemos hogar”. “Puerta del sol” è un brano totalmente allucinante. “Espiritu de los seres humanos” inizia con un giro di 3 battute, le prime due di 4/4 e la terza di 5/4, che trascina e confonde. Guardando anche certi coloratissimi loro videoclip, si può anche gustare la loro simpatia, l’assenza di un atteggiamento pretenzioso che si rischia spesso di riscontrare nei musicisti più virtuosi. Qui c’è tutto: tecnica, espressività, e quel qualcosa in più che tende all’arte autentica. Ah sì, una cosa manca: sono brani strumentali, niente parole. Ma non servono: parlano già la chitarra di Eblis Alvarez, il basso di Mario Galeano e le percussioni e la batteria di Pedro Ojeda. “Quedar bien con el oyente” è un bizzarro brano dal ritmo più cadenzato, una sorta di sguardo flemmatico, rivolto ad un cielo fucsia. In brani come “Rechazados por el mundo” sembra quasi di gustarli i suoni, tanto sono tridimensionali e consistenti. A riprova che la loro musica è senza confini: questo brano di chiusura ricorda quel budino in technicolor del brano “Shrooms” dei norvegesi Cakewalk, incontrati qui due anni fa (http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=5342). Basta scrivere, se volete cibarvi di sensazioni sorprendenti, Los Pirañas… vi sbraneranno le orecchie! (Gilberto Ongaro)