CLAUDIO BAGLIONI "Anime in gioco"
(1997 )
Il corto circuito definitivo per chi aveva amato gli anni '70: l'eroe dei piccoli grandi amori e dei passerotti non andare via che cantava le sigle dell'epoca, come se oggi Vasco andasse di "Gioca Jouer" o di "Kiss me Licia". Rewind. "Anima mia" fu uno dei primi programmi a dirottare la nostalgia non tanto sui soliti, triti e ritriti "favolosi anni '60", ma verso i '70s, andando a pescare non tanto sui Battisti, sulle Mina e compagnia bella, ma sugli Orzowei, sui cessi con tappetino coprente, e sui Gepy & Gepy. Sdoganando intanto Orietta Berti, che da 10 anni vive su questa nuova onda, e dando una immagine totalmente inedita e impensabile di Claudione nostro, che ricantava i tempi in cui era soprannominato "Agonia" con ironia e serietà imprevista. Il trucco era molto semplice, dare una parvenza di "canzone seria" a tutte quelle siglette che avevano dominato nelle classifiche dell'epoca, da "Heidi" a "Ufo robot", da "Pippi calzelunghe" a "Sandokan". Disse il Nostro, "ci sono sigle che hanno delle melodie e della ritmica da far invidia agli U2", e da questa tesi via di "gli amici di montagna mumucicibebe", ultimo verso che mai, si pensava, sarebbe potuto finire nelle ugole del signor Maglietta Fina. La cosa andò anche bene, pur con effetti collaterali di cui ancora patiamo le conseguenze (vedi il re-boom dei Cugini di Campagna), dando nuova linfa, quasi un timbro di credibilità, alle siglette della Goggi e della Carrà, che ricantate da Baglioni perdono forse la bella ingenuità originale, ma mostrano che dietro i "Felicità-ta-ta" c'era qualcosa. Peccato non aver sentito Claudio alle prese con "Disco bambina", ma non si può avere tutto dalla vita. (Enrico Faggiano)