FELIX LEE  "Inna daze"
   (2019 )

A tre anni dall’EP “Starb01”, pubblicato col moniker di Lexxi sempre per Planet Mu, Felix Lee ha fatto il suo esordio sulla lunga distanza qualche giorno fa, con un album intitolato “Inna daze”, che evoca scenari post-umani illuminati solo di rado da piccoli squarci di luce e che è impreziosito da diverse collaborazioni. Musicalmente, l’album è caratterizzato da tempi dilatati e melodie sospese, in un profluvio di dreamtronica piuttosto scarna, dove anche la voce è filtrata. Se in apertura il focus è su atmosfere sognanti e su un cantato effettato (“KOH”, con Ecco2k e Whitearmor, “Void” sempre con Whitearmor), “Inna daze” osa di più a partire da “Focused”, il cui featurig funziona davvero bene, aprendosi a schemi rap immersi in orpelli elettronici aciduli e una rete fittissima di percussioni. Nella fase successiva, Lee sperimenta con “Iywata” e strizza l’occhio al minimalismo con “Crosses”, ma nel mezzo c’è il singolo “Like a stain”, una fusione riuscita tra r’n’b e trap, il tutto ammantato di pop, mentre i ritmi ossessivi di “Sangre” feat. Gaika precedono “Still torn” feat. Oxhy e “Smoke” feat. Kamixlo, ovvero i due momenti più vicini alla musica da club. Nel finale, Felix Lee torna su una dreamtronica più classica, con l’incedere lento del nuovo singolo “Emeralds” e gli arzigogoli di “Unified”, prima di una coda che accenna addirittura ad ambientazioni shoegaze: la morbida “Headless” e la robusta “Slow decay”, ancora in compagnia con Oxhy, tra sensazioni post-industriali. “Inna daze” conferma il gusto dell’autore per alcune forme di elettronica distanti dalla fruizione di massa: nonostante a tratti l’ascolto non sia semplicissimo, il nuovo album di Felix appare globalmente ispirato e a fuoco per tutta la sua durata. (Piergiuseppe Lippolis)