PIP  "Possible worlds"
   (2019 )

Ispirati dalla musica indiana Dhrupad, i Pip, cioè Torstein Lavik Larsen a tromba, campionatore e sintetizzatore, e Fredrik Rasten a chitarra ed elettronica, incidono “Possible worlds”, appena uscito per Sofa Records. Si tratta di un’unica performance di un’ora e sei minuti, dove accanto all’elemento dell’improvvisazione, è importante anche quello dell’intonazione. Con note più lunghe che nella drone music, questo incontro fra suoni acustici ed elettronica, si focalizza soprattutto sulla ricerca di armonie, scavando nelle possibilità degli accordi, e delle dissonanze, a volte scordando lo strumento in diretta. Non solo la chitarra, ma anche la tromba a volte soffia sforzando, ottenendo cacofonie quasi umane, affini all’interiorità. I bordoni sintetici contribuiscono alla situazione metafisica. Alcune zone sono costituite solo da scampanellii e gocce d’acqua. Ricordando un po’ gli esperimenti di Robert Fripp e Brian Eno, l’imprevedibile direzione di questo viaggio è da ascoltare in religioso silenzio, per estendere i propri orizzonti, concetto trasmesso anche dalla copertina, con uno dei primi modelli di aeroplano a pedali, che fa pensare a quella fase in cui un sogno, come quello di volare, non si era ancora realizzato nella sua perfezione tecnica, ma già i primi passi erano mossi. Musica in divenire quindi, che estende la coscienza nel futuro, smorzandone l’angoscia che solitamente genera. E questi sono anni perfetti per stimolare questo tipo di pensieri, dove tutto è da ripensare e immaginare. (Gilberto Ongaro)