THE MANIFESTO "Maximilien"
(2019 )
Ok la musica, purché sia (in qualche modo) Rivoluzione. In particolar modo, quella francese, che ha ispirato non poco il trio ravennate The Manifesto, componenti già in forza in altri combo. Con appena un solo giro di calendario alle spalle, pubblicheranno ad ottobre un esordio, “Maximilien”, dai contenuti dotti e per nulla inflazionati: oltre ad echi francofoni, nelle otto tracce dell’opera si bacchetta la mediocrità di pensiero, che poco aggiunge alla storia dell’umanità. Non poteva esserci miglior partenza se non con “Virgins”, che impacchetta un solido tessuto sonoro con incursioni vocali quel tanto che basta, mentre “Alaska” non gela l’attitudine del combo di aggrapparsi a stilismi di 40 anni fa, riorganizzando il sound alla loro maniera con dondolii di chitarra e cupe linee di basso tanto care ai Cure. Che la band contempli una certa stima per la Rivoluzione francese lo si evince non solo dal titolo dell’album, nome del suo indiscusso protagonista: quel “Robespierre” a cui è dedicata la terza traccia, allestita con apparato seventies lampeggiante di psycho-rock, come se lo spirito di Hendrix si fosse impossessato dello spartito. Invece, l’elucubrante “Weekend” è un trip semi-onirico che sgancia, invero, anche stimabili assoli chitarristici, nei quali non conta tanto la velocità ma piuttosto un’equilibrato virtuosismo. Nella coppia che segue: “Precius Time” e “Corridor”, la band opta per soluzioni che s’appoggiano su scalate d’accordi e pregiati fermenti retrò, dispersi in ottimali inserti strumentali, mentre l’intarsio vocale tra Massimiliano e Michele in “When we made the stars together” è un signorile brivido shoegaze, in cui orbitano eleganti sussurri in stile Bowie, confermando che, quando i 2 singers cooperano al meglio, avrebbero il probabile consenso anche dal Duca Bianco. Tirano la volata finale con “Manifesto 1789”, in un turbinio di voci botta e risposta che tengon bene l’andazzo proposto e nel quale, saltuariamente, un breve fraseggio di basso e chitarra rimanda gustosamente alla Floydiana “Young Lust”. Quali riflessioni finali ci suscita “Maximilien”? In primis, che in ognuno non dovrebbe spegnersi, in alcun caso, la fiammella della reazione; ed in secondo luogo, di non uniformarsi mai alle convenzioni sociali che trasformano il popolo in un esercito di soldatini telecomandati e poco pensanti. Quella mostrata da The Manifesto è un lampante esempio di personalità autorale ed ideologica che alzerà di una spanna l’asticella qualitativa dell’Underground. In sostanza, le date che contano sono due: 14 luglio 1789, presa della Bastiglia, e 18 ottobre 2019, uscita dell’album. (Max Casali)