ARLO BIGAZZI  "Tribæ soundtrack"
   (2019 )

Volendo dare un titolo a questo articolo lo si potrebbe chiamare “Genesi Di Una Recensione” in quanto, prima di esaminare il disco di Arlo Bigazzi, colonna sonora dell’opera fumettistica di Luca Brandi dal titolo “Tribæ”, sarebbe bello raccontare come è nata l’idea di scrivere queste righe, anche a titolo di ringraziamento personale nei confronti di Arlo. Per fare ciò, faccio un passo indietro a qualche mese fa, quando dal caro direttore di Music Map, Andrea Rossi, mi veniva affidato un lavoro interessante da recensire: si trattava del lavoro di Arlo Bigazzi e Stefano Saletti dal titolo “Passione – Processione di Gesù Morto”, colonna sonora di una rappresentazione teatrale portata in scena dalla compagnia “Diritto E Rovescio”. Mi misi subito all’ascolto del disco, rimanendone piacevolmente colpito, cosicchè venne naturale e spontaneo scrivere la recensione. Dopo la pubblicazione nel sito di Music Map (www.musicmap.it), come spesso avviene, contattai l’artista inviando il link dove poter leggere l’articolo e rimasi stupito non solo dall’immediatezza della risposta di Arlo, ma anche dallo scambio di opinioni, non solo in merito al disco, ma anche su punti di vista personali riguardanti la fede. Un’artista contattato casualmente per portarlo a conoscenza di un mio articolo relativo ad un suo lavoro, mi offriva lo spunto per un confronto genuino, sincero e diretto. Ciò che ne conseguiva nei giorni a venire era un entrare in una graduale sintonia su argomenti che andavano al di là della musica, ma, lungi dal mettere da parte questa nobile arte, in uno dei nostri scambi mi disse che mi avrebbe inviato un piccolo pensiero per farmi conoscere altri suoi lavori. Fu così che mi ritrovai tra le mani un disco, il volume di un fumetto e una dedica scritta a mano libera. Quale miglior modo per ringraziare Arlo Bigazzi se non quello di recensire questo suo lavoro? Il lettore di queste righe potrebbe dubitare a questo punto, visto il coinvolgimento personale, dello spirito critico di chi scrive ed esaltare un lavoro che potrebbe anche non meritare la benchè minima considerazione. Certo… Potrebbe porre questa obiezione legittima, ma l’autore potrebbe controbattere dicendo di non essere un “critico musicale di professione” e che anche il più integerrimo critico e il palato musicalmente più fine deve porsi sempre nella condizione di massimo rispetto del lavoro di tutti gli artisti anche se questo non incontra le preferenze musicali dell’ascoltatore. Detto questo mi trovo tra le mani “Tribæ Soundtrack” e prima ancora di ascoltarlo mi chiedo “come si possa fare la colonna sonora per un fumetto”. Sempre prima di ascoltarlo mi chiedo quale sia la relazione tra “i quattro brani nella tracking list (il primo di quasi ventitre minuti) e come si devono interpretare rispetto alle immagini che vedo sfogliando il fumetto?”. Tra la perplessità e la curiosità inizio ad ascoltare in religioso silenzio il disco (come sempre faccio del resto, prima di scrivere l’articolo), ma prima leggo la line-up che lo ha realizzato: Arlo Bigazzi (programmazioni, synth, basso), Pier Luigi Andreoni (tastiere, synth), Mirio Cosottini (chitarra, tromba), Blaine L. Reininger (voce e chitarra), Lorenzo Moka Tommasini (basso) e Lorenzo Boscucci (batteria). Le immagini in bianco e nero sono confusionarie e senza didascalie: le osservo una ad una, mentre una floydiana atmosfera, tra sonorità eteree e proiezioni di un caos primordiale, cerca di portare ordine laddove ordine non c’è. Inizia così “Tribæ Soundtrack”, attraverso i synth che aleggiano in un vuoto cosmico e la tromba che stabilisce un equilibrio creativo che però è destinato a cedere il passo alle piovose sonorità dei sintetizzatori. Momenti di stasi non impediscono al caos di assumere forme e sembianze di creature “amorfe” che si sviluppano attraverso l’ancestrale istinto sessuale: la musica si veste della tensione emotiva delle immagini e lascia un segno sulla pelle di questi nuovi esseri che prendono “una forma non forma”. Una voce narrante in inglese assume toni solenni e sembra richiamare i Pink Floyd di ''Ummagumma'' in “Several Species of Small Furry Animals Gathered Together in a Cave and Grooving With a Pict”, ma con minore enfasi e confusione. In questa giungla sonora le immagini del fumetto assumono contorni più definiti attraverso quegli sguardi che sono il preludio dell’attrazione fisica, elemento di incontro e scontro che sta all’origine della creazione di una nuova forma di vita. Rintocchi di campane segnano l’inizio di un’era in cui le “forme informi” assumono i tratti di una “civiltà socialmente organizzata”. La seconda traccia, “The Cascade”, richiama gli albori del caos primordiale, con la tromba e i sintetizzatori a fare da sottofondo ad immagini che tornano ad essere nuovamente confuse. Rumori sinistri dominano la scena e “ululati” prendono il sopravvento, mentre si impone un nuovo ordine dal caos del vecchio ordine. Il ritmo diventa più sostenuto, assumendo i contorni di una “tribalità elettronica” tra il synth e la tromba che cerca il proprio spazio. In “Tink” la sperimentazione sonora si arricchisce del basso, della batteria e della chitarra, che giocando con i sintetizzatori e la tromba, si perdono in tempi e controtempi come nelle nebulose atmosfere delle immagini che continuo a sfogliare nel “fumetto”. La voce narrante riprende il suo racconto come un dio che tuona la sua sentenza nel caotico mondo che ha creato: questa voce assume una cadenza ben definita e diventa melodia nel sottofondo che intanto viene intrecciato dagli strumenti attraverso “Licking The Twilight”. Il racconto del caos, della genesi di un’ordine e di un nuovo caos che porterà ad un nuovo ordine, e così all’infinito in questo scontro dialettico tra divinità creative. L’avanguardia artistica di un fumetto non poteva non trovare la sua massima espressione in un’avanguardia sonora espressa attraverso questo disco di Arlo Bigazzi. Un lavoro di non immediata comprensione e soprattutto di non facile fruizione se disgiunto dalle immagini di Luca Brandi. Quattro fasi cervellotiche ma non banali, quattro sezioni raffigurative a livello uditivo per una musica da ascoltare con gli occhi. “Tribæ Soundtrack” è tutto questo! (Angelo Torre)