FRANCESCO BACCINI  "Cartoons"
   (1989 )

C'era aria nuova nel panorama della musica italiana. Un po' perché stavano nascendo radio specializzate in roba tricolore, un po' perché, hai visto mai, la british invasion stava stancando. Per cui si guardava con inedita curiosità a quello che la Penisola poteva offrire. Lui ci cascò a fagiolo, in un momento in cui, oltretutto, nemmeno dispiaceva un accenno ironico, quasi demenziale, nelle canzoni: forse perché prima del grande buio c'erano solo cantautori tristi tristi tristi tristi, lamentazioni e cose del genere. Per cui, a cavallo tra gli '80 e o '90, tante cose grottesche riuscivano anche ad aver successo: comici prestati alla musica (Faletti, che prima dei tenenti andava di licantropia con "Ulula", Francesco Salvi, Gene Gnocchi con il suo "Silicone"). Ancora meglio se, in realtà, era il musicista che cercava anche il cabaret. Baccini aveva già esperienza, ed una sua "Mamma dammi i soldi" era stata anche messa a far da sigla ad un Sanremo 1988: ovviamente con pseudonimo, un ridicolo "Espressione Musica", vai te a sapere per qual motivo. Ma l'album che ne uscì meritava almeno il riconoscimento del nome: c'era lui, al pianoforte, che si divertiva raccontando di qualsiasi cosa, di come chiedesse ad Armani di cambiargli il look, di come fosse figlio unico con fratello a carico, varie ed eventuali. Le discoteche che non viaggiavano solo di acid-house apprezzarono "Fotomodelle", presa in giro del mondo della moda. Non era ancora il tempo per i grandi exploit di classifica, ma ci stavamo andando vicino: una specie di Paolo Conte meno poetico ma più comico, se si può dire. (Enrico Faggiano)