GIUA  "Piovesse sempre così"
   (2019 )

Nella vita ci sono tanto modi per sognare, da bambino lo facevo con un mappamondo, lo fermavo casualmente in un punto e iniziavo a fantasticare; adesso che sono adulto lo faccio con la musica, ma non sempre mi riesce: questa volta, invece, è stato “sogno al primo ascolto”.

“Piovesse sempre così”, il nuovo album dell’artista ligure Giua, è un mappamondo musicale, un viaggio sonoro che si snoda lungo dodici tracce, capaci di farti sognare dall’inizio alla fine, grazie ad un delicato alternarsi di sonorità che spaziano dal jazz al rock, dal cantautorato d’autore a canzoni sperimentali post moderne, sospese tra horror e nonsense, il tutto reso soffice, etereo e vellutato dalla voce rassicurante e nel contempo graffiante, di Maria Pierantoni Giua.

Il nuovo progetto di Giua è un lavoro affascinante, una voce fuori campo e fuori dal coro, che descrive in maniera puntigliosa e spesso ironica i mille volti del proprio essere, introducendoci in un universo parallelo in cui le piccole cose di tutti i giorni, assumono talvolta un profilo inaspettato, frenetico, colorato, rumoroso e nevrotico, che Giua con i suoi “compagni di sogni” riesce a trasformare in “poesia del quotidiano”, conservando sempre un mirabile senso dell’equilibrio musicale.

Il disco, quasi a voler chiudere un cerchio ideologico, inizia e finisce con due brani: “Uragano” e “Senza dire”, puri nella loro essenza musicale fatta di chitarra acustica e voce, da cui scaturisce un intreccio delicato, emozionante e commovente quando capisci che “l’amore è fiducia”.

All’interno di questo cerchio ideologico, il mappamondo di Giua non si ferma, continua a girare come le note dello spartito di questo splendido disco, così approdi su isole musicali già esplorate da Gaber con la sua “canzone-teatro”, ma che l’artista ligure riesce a riproporre in maniera personale ed originale, come in “Feng Shui”, travolgente duetto ironico e sarcastico con l’attrice Carla Signoris, o in maniera più graffiante e contemporanea come in “Cosa penserà la gente” che, con l’aggiunta di una gioiosa sezione di fiati, rappresenta anche uno dei momenti più “rockettari” del progetto.

Il viaggio immaginario all’interno del disco non si ferma e a dire il vero non si è mai fermato, nemmeno all’ennesimo ascolto, quando ormai iniziavo a canticchiarne i ritornelli, questo perché “siamo sognatori, ci vestiamo con le stelle e da qualche parte si arriverà…”, una frase illuminante di “Macchina improbabile” che con il suo andamento “pseudo-punk” ti porta fuori strada fino ad arrivare alle chitarre affilate e alla voce graffiante di “Non Abbastanza”.

Ma è un disco per sognatori e così ho lasciato per ultime le mie canzoni preferite, quelle che mi hanno fatto innamorare di questo disco, quelle per cui è stato “sogno al primo ascolto” e dove non a caso è onnipresente Jaques Morelenbaum ed il suo violoncello: il mio consiglio è quello di iniziare ascoltando “Aprile”, con il suo profumo di Sudamerica, colmo di intrecci chitarristici che si mescolano alla melodia del pianoforte e del violoncello, per poi passare ad “Argilla” e “Col naso all’insù”, due canzoni di amore puro, struggenti e ricche di pathos, per giungere a “Le luci delle case”, una dolce ballata la cui poesia cresce parola dopo parola…“vedi come sono belle le luci delle case, quando la sera si decide a profumare le strade”, una frase in grado di farmi ritornare bambino quando la sera mi affacciavo dalla finestra della mia stanza e osservando le luci delle case, mi perdevo nel calore dei miei sogni.

Forse sono stato poco tecnico nella mia recensione e di questo me ne scuso con chi con professionalità e passione ha contribuito alla realizzazione di questo progetto musicale, da Paolo Silvestri ai chitarristi Pietro Guarracino e Vieri Sturlini, dal bassista Pietro Martinelli alla batteria di Rudy Cervetto, ma per mia fortuna avete prodotto un disco che è nel contempo una favola moderna, romantica, divertente, semplice, a tratti commovente, che ti fa sorridere sulle nevrosi quotidiane ma soprattutto ti fa venire voglia di amare…perchè “Piovesse sempre così” è un piccolo spiraglio di mondo dove si può ancora sognare. Voto: 8,5 (Peppe Saverino)