IVAN TALARICO  "Un elefante nella stanza"
   (2019 )

A 37 anni il cantautore/poeta/attore Talarico pubblica il suo primo disco. “Mai avrei pensato di fare un disco alla mia età, ma continuavo ad accumulare canzoni e non avevo più spazio in casa. Canzoni nel cassetto, canzoni negli armadi, canzoni nella vasca da bagno”, dice l’autore. Da questa affermazione già si capisce il tono del disco, pregno di testi ironici e autoironici, concetti nonsense ma mai stupidi (“se la speranza è l’ultima a morire, allora vuol dire che moriremo prima noi”, canta Ivan in “Andirivieni blu”). Una sorta di teatro-canzone alla Gaber, a tratti geniale, difficilissimo da cantare in alcuni brani a causa della metrica serratissima dei testi, come in “Carote d’amore”. È questo uno dei brani migliori del disco, strofe tutte composte da giochi di parole divertentissimi, lunghi parlati a perdifiato e ritornello onomatopeico. Anche “Sgombro”, su una base da ballad, snocciola concetti surreali ma tenerissimi e poetici (“i nostri sogni hanno lasciato degli aloni sul muro”). Così come “Ho saputo che stavi per morire”, altro nonsense geniale per chitarra e voce. E poi “Torta di male”, dove il nostro canta: “sto troppo male, vorrei sposarmi ma l’idea di matrimonio si avvicina troppo al funerale”. La produzione è dell’ottimo Filippo Gatti (a sua volta cantautore oltre che produttore), che riesce a coniugare arrangiamenti acustici con un’elettronica discreta, mai invadente, che conferisce però al progetto un sound moderno che ben si sposa con la calda voce di Talarico e, appunto, con i suoi testi surreali. Un autore assolutamente esilarante e genialoide per un disco divertente, da ascoltare e riascoltare per apprezzarlo al massimo. (Francesco Arcudi)