MOTIVI PER LITIGARE  "Motivi Per Litigare"
   (2019 )

Sono in sei e vengono dai dintorni di Treviso, e tutti hanno influenze diverse, il che fa pensare che ci sarebbero molti… Motivi per Litigare per mettere tutti d’accordo sul come assemblare i brani. Se uno fa rap, uno vive di blues, l’altro di metal estremo e gli altri due con influenze d’elettronica e di reggae, che risultato ottieni? Una fresca e variegata proposta di 7 pezzi senza rischi di sbadigli e tanto, tanto groove accattivante. Al via, c’è l’acida e solare “Reagisci”, con chiari messaggi a darsi una mossa per dare una scossa non solo alla propria vita ma, soprattutto, per allargare l’intenzione verso il pianeta; e piace constatare come piccoli evocazioni Caparezz-iane siano sempre condite da orlature personali. La tendenza dub-step di “Verità supposta” (altra citazione Caparezz-iana) comincia a rivelare la brillante poliedricità della band, che gioca sul doppio senso del titolo per sferrare invettive mordaci, mentre la “Rapina” è quella che si anela da sempre facendo bottino, non solo di cash ma anche di sogni, col risultato che l’intenzionalità descritta nel dinoccolato Rock-rap resta, purtroppo, una chimera. Invece, l’angolatura placida se l’accaparra la melodica “Cosa credi?”: episodio interessante perché assai versatile ed abile nell’impastare dolcezza e fermezza narrativa. Non c’è dubbio: la band sa “Vedere più in là” panorami sempre diversi tra loro, formulando qui un rock-funk fibrillante e carico di groove ma con un testo intelligente e prezioso, servito con l’invito rivolto alla gioventù ferma e disoccupata a riformulare visioni inconsuete, per ritrovarsi con ottiche costruttive che stimolino (chissà!...) anche la ca(pa)rezza della Dea bendata. La chitarra asciutta e la linea di basso severa sostengono l’allestimento mantrico di “Pieni di vuoto”, con una lirica che rimarca la completa assuefazione di assorbire tanta vacuità esistenziale. In coda all’album trova spazio la bonus-track “La questione”, che allarga le stesure anche in terreni cantautorali ma sempre ricamati con impulso hip-hop. Magari, si può opinare sul nome scelto dalla band (forse non proprio brillantissimo…) però i terreni battuti dal quintetto veneto lasciano nella testa solchi coltivati da fresca semenza sonora e, se i ragazzi persevereranno nella profonda ricerca testuale, avremo la garanzia che c’è ancora qualcuno che si batte per risvegliare sopite coscienze sociali. (Max Casali)