CO'SANG  "Chi more pe' mme"
   (2006 )

La nuova via napoletana all'hip hop. Questo è, in sintesi, il cd dei Co'sang (che significa "col sangue"), dal titolo "Chi more pe' mme". Gruppo rivelazione del 2006, questo duo (formato da 'Ntò e 'O Luchè) è stato negli ultimi mesi presente sulla copertina di Rumore ed ha avuto ampi spazi su tutte le principali riviste musicali (Rumore, XL, Rolling Stone), sollevando parecchia curiosità. Agli inizi di ottobre 2006 è così uscito questo loro primo CD, ristampato e distributo dalla major UNIVERSAL MUSIC, ed è immediatamente ripartito il loro tour nazionale. Un caso, insomma, come 30 anni prima era stato Pino Daniele, pur ovviamente con le dovute distanze e nell'ambito di un genere totalmente diverso. Riconducibile invece a quell'atmosfera pionieristica è lo spirito, comune al Daniele dei tardi anni '70, quello da "Napoli alla conquista dello Stivale". Il primo approccio concreto all’hip hop di questi due ragazzi partenopei è iniziato dal freestyle fatto per strada con entusiasmo adolescenziale, ma con ambizioni di trasformarlo in uno strumento di comunicazione. Si arriva così alla prima apparizione ufficiale sull’album autoprodotto 'SPACCANAPOLI' della crew napoletana CLAN VESUVIO. La traccia è 'PAURA CHE PASSA', ed allora facevano parte dell'ensemble anche DENE’ e DAIANA: segue separazione dovuta a differenti idee, così i CO'SANG divengono solamente O’LUCHE’ e ‘NTO’. Liriche spiazzanti, realistiche, crude: "Qual e' il limite che divide Marianella con Piscinola? Simile il modo di fare i furti... Questa volta è l'ultima, dice al giudice, ma appena esce squaglia la carta, svuota appartamenti interi... succede questo a nord di Napoli, materassi, puzza di piscio... dateci la forza perchè siamo fragili e fradici, maschere che nascondono lacrime umane". Anni fa l'avrebbero definita poesia, ora è solo hip hop. Verace, trascinante. Degno di nota soprattutto il duetto con 2Bad in 'Undaground faja', curiosi ed angoscianti i due spaccati di vita 'Buonanotte' pt.1 e 2. Sentiremo ancora parlare di loro, credetemi. (Andrea Rossi)