THE WORST HORSE  "The illusionist"
   (2019 )

Prima di affinare la loro identità sonora, ne son passati di accordi sotto i ponti per il quartetto milanese The Worst Horse, protagonisti di una scrittura ispirata a racconti orrorifici, ed in special modo a tutti quelli che ci hanno atterrito in tenera età. Ora, in fase adulta, la loro missione non è quella di fuggire dai demoni, bensì di individuarli meglio per poterli esorcizzare con ardimento, attraverso le dieci songs dell’album d’esordio “The Illusionist”, con scaramantiche alchimie di hard-stoner rock. Il forte impatto della prima traccia “Tricky Spooky” non lascia dubbi sull’abrasività dell’intero circuito che ci aspetta, e quindi è meglio armarsi, da sùbito, di robuste orecchie per uscire illesi, mentre la titletrack è sicuramente acida ma meno efferata, scorticando lobi con buon assetto strumentistico e con quel velo di pazzia sulla scia degli Electric Six. I “cerchi” horror-allegorici della lista cominciano a delinearsi con la duttile “Circles”: meno furiosa ma con più voglia di evidenziare pregiati assoli che, indubbiamente, danno una dimensione umanamente più heavy. Un po’ come la seguente “Leather face”, che s’avvicina a certe cavalcate Deep Purple e contornate da chitarre dalle svariate sfaccettature: e, chiaramente, tutto gioca a vantaggio del brano, che fa rimembrare l’epoca d’oro anni ’70, in cui la ricercatezza di particolari passaggi sonori era come fare 13 al Totocalcio. Anche loro fanno “XIII”, con un episodio che sposa stranezze iniziali con fremente ritmica, in un’esplosione vocale che vomita i più laceranti demoni interiori. Ed è proprio questo il leit-motiv dell’album: quello di imparare alla svelta di convivere, volenti o nolenti, con i mostri che allignano in noi, dai quali il combo milanese trae spunto per braccarli, stregarli e fare in modo che, per osmosi, gli Ultimi della società vengano protetti e fortificati nella loro musica, in cui intravedere un ago di luce e di speranza. Prego, avanti, c’è sempre posto nell’”ascensore per l’inferno”: perché tocca proprio a “Heaven for hell” restaurare il coraggio di affrontare… discese ardite e le risalite, con piglio inedito, capace di ridare carica emotivamente costruttiva per fronteggiare le angherie dei potenti, avidamente pronti a svuotare la cassa dei più deboli, e galoppare sul Nostro “Peggior Cavallo” aiuterà a rispondere presto: ”No, grazie… già dato!”. Il lungo serpente “It” ha tutta l’intenzione di terminare l’album conficcando nelle viscere sette minuti di energia cospirativa, tra estranianti variabili e ripartenze che ti lasciano di sasso, deflagrando il respiro esecutivo con mutazioni di pelle di gran tecnica. “The Illusionist”, progettato come concept-album, non è opera dall’immediata completa comprensione, però s’avverte quanto sia in grado di colpire nei meandri nascosti dell’oscuro, per offrire una maggiore consapevolezza ed analisi su chi abita nella dark side dell’anima, in modo da suggerire la strada per cominciare a gestire il tutto con meno timore e più cimento d’azione. Intanto, assorbite questa utilità: poi, con più ascolti, il resto vien da sé. (Max Casali)