IFRIQIYYA ELECTRIQUE "Laylet el booree"
(2019 )
Corpi di bambini convulsi, i loro volti rivolti verso il cielo e gli occhi rivolti all'indietro, le persone che cantano fino all'esaurimento, i piedi che battono a terra... percussioni forti, a volte lente, a volte frenetiche... La chitarra elettrica entra poi, con una pesante saturazione che evoca sensazioni estreme di dolore o piacere, il basso che colpisce l'intestino. Gli spiriti dell'Africa nera incontrano quelli del Maghreb e dell'Occidente.
Questa è la Banga, una pratica rituale terapeutica che le comunità nere della Tunisia meridionale hanno mantenuto in vita per generazioni. I loro membri, tutti discendenti di schiavi neri haoussas, hanno sempre vissuto nel Djerid, una regione semi-desertica che era il cuore del crogiolo tra berberi, arabi musulmani e schiavi neri africani. Il rituale, che mescola danza, musica e cerimonie, è il cugino tunisino degli gnawa del Marocco. Condividono la stessa origine e si confondono facilmente con l'esorcismo, mentre sono pratiche legate agli spiriti chiamati rûwâhînes. Lo scopo del rituale non è quello di espellere questi spiriti, ma di farli entrare nel corpo e nella mente della persona in modo che siano posseduti, e di soddisfarli con la trance.
Questo gruppo è il laboratorio di sperimentazione di Cambuzat per il rumore e la musica moderna senza alcun fronzolo artistico o geografico. Ifriqiyya Électrique è un progetto umano rischioso. Come ha detto Cambuzat quando parla di musica sufi, senza perdere il suo regolare radicalismo: "Mi piacciono queste scene musicali. E quello che dovreste sapere su di loro è già scritto male su Wikipedia, ed è abbastanza. Il resto della conoscenza verrà dai secchi che sei disposto a sudare per raggiungerli. Il mio lavoro è spinto verso l'elevazione, il sudore, il sangue, la poesia e le lacrime - non verso qualche bella cartolina a colori". ''Laylet el booree'', appena uscito per la Glitterbeat records, è il secondo lavoro del gruppo, sempre piu’ posseduto. (Matteo Preabianca)