MIZA MAYI  "Stages of a growing flower"
   (2019 )

Miza Mayi è una cantante italo congolese, nata a Kinshasa, che porta con sé la tradizione musicale africana, riversandola nei generi moderni di riferimento: neo soul e un funky molto jazzato. Il tutto però, viene spostato spesso e volentieri in chiave lounge. Così, il suo primo album da solista “Stages of a growing flower” si riempie d’eleganza e atmosfere soffici. Dall’inciso blues intrigante di pianoforte in “Golden”, all’inserto di tromba in “Burn down my soul”, passando per l’electro pop in “The third way” e arrangiamenti orchestrali per “In my dreams”, la voce di Miza si poggia con grazia su melodie che ricorrono spesso alle note sospese (quarto o secondo grado), o alla blue note. Emblematica “Walk away”, dove la sequenza armonica non sembra quasi mai arrivare ad un accordo di chiusura, e Mayi nel testo torna a ripetere ossessivamente “And I will walk away”. Questa situazione di attesa è la cifra stilistica. I suoni diventano più acidi con “Jazz that funk”, con una tastiera abrasiva e il sax, mentre Miza intona una melodia più hip hop, e il groove di basso viene evidenziato nello special. Ma come detto, l’attesa e la lounge sono i punti di riferimento in quest’album, e quest’anima esce fuori tutta in “Waters” e in “Kundalini Love”, dove però la tenera melodia è più carica di pathos. Con “Assurdité” c’è una digressione dance mitteleuropea, con il sax che esegue l’inciso da cantare tutti in coro (come la storica “Infinity” del Guru Josh Project). Miza qui, a dispetto della prevedibilità, non si lancia in un acuto “Yeaaah”, bensì resta su note basse e canta sospirando. Si continua a ballare con “Flowers”, su cassa dritta e atmosfere che restano comunque morbide, e un tema suonato da un fiato che sembra mediorientale. La tromba annuncia l’inizio di “Tom tom town”, un super funk jazz col super basso e il super piano elettrico che gioca sulla ritmica. E Mayi che canta marcando il carattere swing del brano, soprattutto in scat. In chiusura, due versioni alternative di “Jazz that funk” e di “Tom tom town”. L’album si presenta così variegato e pieno di sorprese, mantenendo però una coerenza di stile, che è quella che il jazz permette sempre di avere, trovandosi bene ovunque, come il prezzemolo! (Gilberto Ongaro)