LEONARDO MONTEIRO  "Il mio tempo"
   (2018 )

Per chi seguiva Amici dieci anni fa, o Sanremo 2018, il nome di Leonardo Monteiro è già noto. Nel programma di Maria De Filippi era comparso in qualità di ballerino, portando avanti “l’attività di famiglia” (entrambi i suoi genitori sono ballerini brasiliani). Il brano “Bianca”, già ascoltato invece sul palco dell'Ariston e che presenta la sua inclinazione al soul costellato di frequenti vocalizzi, apre ora il suo disco d’esordio “Il mio tempo”, uscito il 23 novembre 2018 per Nar International / Artist First. Se con “Bianca” emerge il lato sentimentale e tormentato di Monteiro, con “Fatto di te” invece ci troviamo in un racconto comico, su un ritmo pop simpatico: “Sembri fulminata quanto me, che aggiungo spesso il sale al caffè. Ho sbagliato sette treni (…) Il tuo corpo toglie il fiato in equilibrio su quei tacchi blu, e mi schianto in bicicletta”. A rendere brillante il pezzo è l’arrangiamento, con piccoli accenti d’organo, ma soprattutto con le armonizzazioni di fiati. Tra i crediti del disco notiamo infatti il trombettista Fabrizio Bosso. Con “By myself” si passa all’inglese, e a quelle sonorità anni ’80 che ormai da anni non sono più vintage ma nuovamente del nostro tempo. In questo ambiente sincopato, con chitarrina funky sgaia e suoni synth frizzanti, Monteiro trova il suo ambiente naturale, dove gioca tra falsetti e un umore da George Michael in vena di far festa. La festa continua con “Tempo”, dove l’arrangiamento cangiante non permette di distrarsi, è pieno di piccoli particolari diversi che mantengono l’attenzione. L’inizio sembra indurre ad aspettarsi un pezzo di quelli con chitarra acustica e beat machine stile Craig David in “Seven Days”, invece poi i suoni si fan più decisi, e per scherzo in un ponte la voce di Leonardo viene processata al famigerato autotune. Un pezzo dal testo più malinconico e dall’andamento più introspettivo è “Erano giorni”: “Com’è bastarda la vita, quando tu sai che puoi amare, e puoi donarle l’intero universo per dirle che tu l’ami”. Ma un suono d’arpa alleggerisce la canzone e ci impedisce di sprofondare. Senza alzare troppo i toni, ma aggiungendo più groove, passiamo a “Thank you” tornando al cantato anglofono, ricco di cori nei ritornelli. C’è una reminiscenza verso Alex Baroni. Fabrizio Bosso mette il suo tocco alla tromba in “E per sempre”, dove i suoni elettronici simulano uno swing jazz malinconico in strofa, che si fa shuffle nel ritornello. Le parole seguono questo umore sofferto. “Come pensi tu” prosegue in questa direzione shuffle, creando un fondo blues con l’organo che si mescola ai suoni sintetici. E’ un brano breve, forse così breve (meno di due minuti e mezzo) che non fa tempo a farsi ricordare, anche perché la melodia è affogata dai vocalizzi. Monteiro li realizza bene, ma qui forse si è lasciato un po’ prendere la mano. In “Come si fa” invece lascia respirare meglio le note, così risaltano interpretazione musicale e lessicale. I sentimenti nostalgici e romantici lasciano spazio in chiusura alla passione sensuale, in una ritrovata energia positiva per l’elettropop di “Quello che voglio da te”. “Il mare scivola sotto il corpo in libertà e sento un brivido, le tue mani su di me (…) notti di magie senza ipocrisie (…) strane fantasie, abissi di follie (…) filmati ben nascosti dentro i nostri Whatsapp”. Quest’ultimo accenno all’ironia contemporanea si ricollega a “Fatto di te” e a quella leggerezza con la quale si muove Leonardo Monteiro, sia nelle canzoni più danzerecce che in quelle più meditative. E rispolvera quel genere soul pop che resta sempre commercia(bi)le, ma che da un po’ non era più fra le principali tendenze, e quindi oggi si presenta meno come una proposta “furba” (come poteva sembrare negli anni d’oro di Giorgia, Britti e affini) e più genuina, sentita. (Gilberto Ongaro)