LAUTARI  "Anima antica"
   (2006 )

I Lautari – musicisti girovaghi, in rumeno: il riferimento è alla cultura nomade zigana – si muovono da quasi vent’anni sul ciglio che separa tradizione e rinnovamento; l’ensemble catanese ricerca e interpreta canti popolari siciliani, proponendo anche delle canzoni inedite che rispettano i canoni compositivi tradizionali. Gli elementi del gruppo sono polistrumentisti e cantanti di pluriennale esperienza e il loro approccio alla musica è essenzialmente acustico, suonando in primo luogo strumenti tradizionali: mandolino, mandola, mandoloncello, chitarra classica, chitarra acustica, contrabbasso, fisarmonica, organetto, piva, flauti e percussioni. L’appassionato radicamento nell’identità e nella cultura popolare siciliana è vissuto dai Lautari come una finestra aperta su diverse identità, che li ha portati ad adottare una prospettiva originale di internazionalismo e a suonare strumenti tradizionali originari di tutto il mondo (Europa, Sud America, Africa e medio oriente) accostandosi a identità etnomusicali differenti. Il loro spettacolo dal vivo è estremamente coinvolgente per il pubblico che viene ipnotizzato dai ritmi trascinanti. I giovani scoprono, e gli anziani ritrovano, una musica e delle tradizioni che non sono mai vuoto pretesto letterario o snobistica curiosità erudita; sono storia e vivere quotidiano, attraverso cui riscoprire le radici più profonde del presente. La valenza artistica e culturale del progetto dei Lautari li ha portati a collaborare in teatro con artisti e registi di grande spessore come Pino Micol, Gabriele Lavia, Giorgio Albertazzi, Armando Pugliese, Peppe Barra, e a partecipare a prestigiose rassegne, come il Club Tenco e Arezzo Wave, che hanno riconosciuto la valenza autorale del loro percorso. Hanno preso parte, inoltre, ad alcuni film tra cui "La lupa" per la regia di Gabriele Lavia e "Storia di una capinera" per la regia di Franco Zeffirelli. E’ facile capire quale può essere stato il loro stupore quando Carmen Consoli li invitò a cena per spiegare che si era innamorata delle loro musiche e che voleva lavorare con loro. Un’artista così importante e affermata, che a Catania è considerata il secondo “liotru” (ovvero l’elefante di Piazza Duomo simbolo della città), voleva produrre il loro disco. Dopo qualche minuto di imbarazzo reciproco, si sono “ciaurati” a vicenda (letteralmente vorrebbe dire che si sono odorati, come fanno gli animali), ed i Lautari hanno scoperto che la Consoli possiede una bella e immensa “anima antica”... proprio come loro. Così parte questo progetto, per l'etichette Due Parole che Carmen ha fondato. Il lavoro è quello di sempre, che i Lautari fanno da quasi vent’anni: il recupero delle tradizioni popolari intrecciato con la loro ispirazione, le loro impressioni, la loro vita nel ventunesimo secolo, convinti ancora che la bellezza del suono emesso da un mandolino o da una piva esprimano la genuinità della loro musica, che si ostinano a definire artigianale. Il contenuto è vario: la serenata, il canto di carcere, il “lamentu” pasquale, la ballata, il regalo dell’amico Alfio Antico, la dedica, fin dal titolo del disco, al fondatore e componente del gruppo Picchio Manzone che purtroppo non c’è più, ma è come se fosse sempre lì a cantare con loro. Attraverso una sofferta selezione di alcuni brani rispetto a tanti altri già registrati nel corso degli anni, i Lautari hanno tentato di uniformare suoni e atmosfere, cercando di rendere“Anima Antica” un progetto omogeneo, in cui brani registrati dal vivo si legano ad altri registrati in studio, avendo come unico e comune riferimento l’emozione suscitata.