OTTONE PESANTE "Apocalips"
(2018 )
A due anni di distanza da “Brassphemy Set In Stone” e, per la precisione, lo scorso 2 Novembre, sono tornati i faentini Ottone Pesante con un album intitolato, non a caso, “Apocalips”. Per la loro nuova fatica discografica, la band ha scelto il Libro Dell’Apocalisse come concetto per sciorinare quella ambiziosa commistione di metal e jazz con cui avevamo imparato a conoscerli e che oggi sembra ancora più affascinante e matura. Quasi interamente strumentale, “Apocalips” include nove brani per quasi tre quarti d’ora di durata, e racconta di quanto stia stretta ai faentini la definizione di “band che fa metal coi fiati”. Perché è chiaramente riduttivo descrivere in questi termini “Lamb With Seven Horns And Seven Eyes”, potente mini-suite che scorre fra doppia cassa, violentissima batteria e elucubrazioni di tromba e trombone, o la sanguinolenta “The Fifth Trumpet”, impreziosita dalla voce sofferta di Travis Ryan dei californiani Cattle Decapitation, o ancora “Angel Of Earth”, tutt’altro che vago riferimento alla “Angel Of Death” degli Slayer, fra cambi di ritmo, accelerazioni e deliziosi intarsi di fiati su una batteria martellante. Sono i momenti migliori di un disco che assesta il colpo di grazia nel finale, con la disarmante eleganza di “Doom Mood” e dei suoi tredici minuti di requiem infernale. “Apocalips” è una tappa fondamentale del processo di crescita di una delle band più creative e promettenti in circolazione nello Stivale: un album concettualmente non per puristi, ma per gli amanti di entrambi i generi e delle sperimentazioni più folli. (Piergiuseppe Lippolis)