R'M'B  "Shui"
   (2018 )

“Verba volant, (instrumental) scripta manent…”. E’ probabile che la pensi cosi il trio toscano degli R’M’B, che sceglie la strada strumentale per debuttare con gli otto brani di “Shui”: un’oretta da passare in assoluta assenza di rumori intorno per immergersi nelle variabili atmosfere della band, che marca il suo territorio con segnali di blues, fusion, funky, rock e prog. Di questi tempi, dove la trovi tanta roba cosi rara e poco dozzinale? Fortuna che le eccezioni arrivano quando meno te l’aspetti, e sia benedetto questo “Shui” che ci esula da oceani di inutili bla-bla di presunt(uos)i profetini del canto che inquinano pentagrammi di qualità. Fresca e limpida, come l’acqua (shui) del titolo, l’album è un continuo divenire di sorprese ed improvvisazione che non indugia in futili virtuosismi ma sa infondere quel giusto fascino senza esagerare in vacue opulenze. L’entrata è affidata alle pulsazioni di basso di “Blueasy Feeleasy” in stile Alan Parson’s Project, per poi lanciarsi in varie aperture di blues e scalate armoniche di richiamo Prog. “DD” e “P.E. 4” scaldano i cuori con il morbido cullare della sei corde acustica, la quale ispira sfere malinconiche in un lento fluire. A seguire, la bizzarra “Oppacountry Stile 2” col suo frizzante country-style che fa schioccare le dita in dinamico galoppo. Invece, “Scarlet 3” è, forse, il brano meno fantasioso, con un nervoso riff di chitarra tirato per le lunghe e che ritorna, dopo, nei seppur validi inserti funky. La title-track ha un lentissimo incedere ma fascinoso nel suo sviluppo fusion-blues, con ameni assoli Metheny-ani. Per quasi tutto il viaggio, si odono gustose sessions mai finalizzate a ostentare tecnica ma a trasmettere “good vibrations”, e ci convincono sempre più che le parole sarebbero state un inutile orpello. Notate come anche i titoli siano ridotti al minimo sindacale. Ora è la volta di “Spectre 5” che gode di ottimi spunti con una trama fresca e vivace, la quale garantisce all’orecchio un ascolto di eccellente fattura, con fughe chitarristiche per nulla dozzinali. Col più alto tasso d’improvvisazione, la closing-track “Switch 2” è fantasiosa ed evasiva, ricca di tratte diversificate, fino a sfoderare scampoli climatici, severi ed ossessivi, in chiusura. Terminato l’ascolto, rivolgiamo un sincero appello agli R’M’B, affinchè “Shui” non resti un figlio unico, in quanto la strada perseguita è già brillantemente approvata, avendo lasciato, anche noi, senza… parole. (Max Casali)