GREG LAMY QUARTET  "Press enter"
   (2018 )

Ho sempre pensato che il miglior modo per recensire un disco sia quello di ascoltarlo attraverso le emozioni e poi, se è necessario, anche dal punto di vista tecnico e stilistico. La musica è fatta di sensazioni, di emozioni, di note ed accordi che ti devono far viaggiare nello spazio e nel tempo, accompagnandoti con “positiva” malinconia e con sprazzi di energia, verso paesaggi e mondi ultraterreni, che solo il tuo più profondo animo può farti scoprire. Questo è quello che accade ascoltando “Press Enter”, l’ultimo lavoro del chitarrista Greg Lamy e dei suoi eccezionali compagni di viaggio, il tedesco Johannes Müller al sax e i francesi Jean-Marc Robin alla batteria e Gautier Laurent al contrabbasso. Dalle prime note capisci subito che c’è qualcosa di magico che unisce questo favoloso quartetto, una magia che ti invita ad un viaggio emozionale da vivere rigorosamente ad occhi chiusi. La strepitosa ed armoniosa intesa tra i musicisti è l’elemento “chiave” del pezzo di apertura, dove il termine “groove” viene declinato in tutti i suoi significati: “Control Swift” infatti definisce subito il “solco” in cui scorrerà l’etereo sound della chitarra di Lamy, ma capisci anche che “Press Enter” sarà anche un disco che ti farà “divertire” e volare allo stesso tempo. Con il secondo pezzo “There will be”, si intuisce davvero quello che “ci sarà” nel proseguo dell’ascolto, un pezzo che esalta le qualità del chitarrista americano con un sound malinconico, che continua anche in “Le Sujet”: le corde di Lamy, durante tutto il disco, saranno sempre presenti ma mai invadenti, ed avranno l’umiltà di passare dal ruolo di protagonista a quello di gregario, per esaltare la bravura degli altri componenti del gruppo. La quarta traccia “A.-C.”, con il vellutato riff introduttivo del contrabbasso di Laurent, ti lancia definitivamente in orbita: lentamente si sale di quota con la chitarra, ancora una volta melanconica, di Lamy, che viene avvolta dalle linee di sax di Müller e trasportata dalla calda batteria di Rocin, in un cielo stellato di note ed accordi. Un allegra miscela esplosiva di swing e blues ti mantengono in alta quota in “Exit”, un brano che dona vitalità e colore all’astratto scenario in cui siamo stati catapultati: da brividi il dialogo musicale tra chitarra e sassofono, che a metà del brano si prende meritamente la scena. Ma l’incantevole performance dei “fantastici quattro” non è solo un viaggio nello spazio, lo è anche nel tempo: infatti in “Erase” e “Press Enter” il sound spinge le corde, il fiato e il rullante della batteria a sonorità anni ottanta, che con quel pizzico di fusion rendono ancora più rarefatto e celestiale il paesaggio. In “Erase”, inoltre, non ci si può esimere dall’alzarsi in piedi ed applaudire, fino allo stremo delle forze, la perfetta sintonia e il canto del contrabbasso di Laurent con il resto della line up. Ad eccezione di “Le Chien”, dove uno ovattato swing rende ancora più evidente una complicità decennale tra Lamy e i suoi compagni di viaggio, la parte finale del disco, con “Blues for Jane”, vira decisamente verso vibrazioni più blues: Greg si riprende la scena con i suoi riff caldi e decisi, idealmente lambiti dalle acque del “placido” Mississippi che lo ha visto nascere. Non mancano, anche in questo brano, i pregiati dialoghi amorosi con il sax di Müller e il contrabasso di Laurent, che hanno permeato l’intero disco. L’ultima fermata del nostro viaggio è “D Blues”, una bonus track in cui l’artista americano, ormai europeo d’adozione, concede un omaggio al classic jazz, e come nel finale di una rappresentazione teatrale, uno per volta gli artisti vengono chiamata alla ribalta per l’applauso finale, per poi stringersi per mano e con un inchino rimandarci al prossimo spettacolo, che speriamo venga replicato al più presto. “Press Enter” è un album che ti seduce fin da subito, che ti avvolge e ti lascia sospeso in un turbine di sensazioni ed emozioni malinconiche ma allo stesso tempo vitali, un album frutto della strepitosa ispirazione di Lamy e della complicità musicale con gli artisti che lo accompagnano ormai da anni, ma è anche un album suonato con grande cura e molto elaborato da un punto di vista tecnico, in cui Lamy riporta la chitarra in primissimo piano nelle sonorità jazz contemporanee. Per concludere un’ultima raccomandazione, se pensate di ascoltare il disco che ho appena recensito, vi consiglio di mettervi comodi su di una poltrona, e quando siete pronti… “Press Enter” e “Bon Voyage”. (Peppe Saverino)