DIATOMEA  "Diatomea"
   (2018 )

Quando una band arriva al debutto discografico, dopo oltre un decennio di attività, credo che già questo offra qualche garanzia in più sulla qualità del risultato generato. In due lustri, Il quintetto ligure dei Diatomea ha affilato per bene le sue armi, per affondare lame tematiche che possono portare solo dei benefici nel ricordarci come la società di oggi sia cosi intrisa di falsi valori e annebbiamento d’idee che portano l’uomo a suicidarsi nella più squallida superficialità. Il graffio del combo è portato al top dall’irruenza abrasiva, e dobbiamo dare atto che, cantato in italiano, l’album ostenta coraggio e lodevole intraprendenza verso quei nasi arricciati dallo scetticismo di coloro che credono che l’espressione grunge-metal sia godibile solo in inglese. Si respira poco nella dozzina di tracce, con rarissime tregue (“Attesa”), tanto per ricaricare le (mai esaurite) pile dell’invettiva. I testi corrodono gli animi a fin di bene, e l’acidità non è mai fine a sé stessa ma (in)centrata a fornire sismi d’anima. Ben venga, quindi, che “Tutto ok” non sia vero per niente, rimarcando quanto sia deleteria la passività introspettiva che inquina il fiume della socialità, o come il dannarsi nel perseguire vacui bisogni porti ad una “Evasione” chimerica e rassegnante. Ovunque, s’incrociano chitarre muscolari con trame dilanianti e (r)accordi chirurgici, seguite da un drumming che bussa veemente su rotte quadrate. “Quanti soldi hai” è l’ennesimo muro in cui si sbatte, con granitici mattoni sonori d’impasti virulenti, e l’epilogo dell’album non può che essere “Supertonico”, in tutto e per tutto. Nonostante la sequenzialità dei brani possa risultare, talvolta, fin troppo opulenta e ammassata, lasciateli esplodere nel lettore e scoprirete che i Diatomea sono coerenza intellettiva, fiduciosa demagogia, maghi dell’anti-ipocrisia, senza trucco e senza inganno. (Max Casali)