GLI INUTILI  "L'universitario di Bologna"
   (2018 )

Gli Inutili sono una punk band formata da quattro ottimi elementi, il cui esordio, “L’Universitario di Bologna”, è un mix energico e divertente di garage rock e vibrazioni positive, sempre in bilico tra fine ironia e schietta descrizione della realtà, politicamente scorretto ma (anzi, proprio per questo) intellettualmente onesto. Ciò che contraddistingue il disco è una grossa, “inutile” risata, che si prende gioco delle ingiustizie e delle assurdità di questo mondo malato.

Basso ruvido, voce roca e di gola, chitarre devastanti e batteria misurata è il marchio di fabbrica degli Inutili, subito intuibile dai primi due brani del disco, “Niente” e “In un Film”, che tagliano l’aria e fanno venir voglia di muoversi e di urlare. “Me Ne Sbatto” e “Gocce di Sale” scaldano ulteriormente l’atmosfera: la voce di Ivan Bolognesi crea quasi un muro del suono insieme al resto della strumentazione, dove a stagliarsi su tutto è la chitarra di Lorenzo Stangalini, compositore di tutte le musiche, che crea una bellissima fusione di emozioni e impressioni insieme al basso di Mattia Lovatti e alla batteria “da assalto” di Mattia Baricca.

Il disco procede spedito senza annoiare e proponendo sempre melodie efficaci e ritmi indemoniati. “L’Inutile Incompreso” urla al mondo la rabbia di una gioventù amareggiata e, appunto, incompresa, mentre “Figli Di…” è una richiesta di aiuto gridata con una sincerità emozionante. L’atmosfera cambia con “29816”, leggera, acustica, una piccola dichiarazione di libertà e di forza di volontà. “Tutti in Fila” riprende il discorso rock: il brano parte con una batteria che esegue un ritmo da marcia; interviene poi la voce a mettere “tutti in fila”, mentre la chitarra diviene un’arma che potrebbe scatenare la rivoluzione. “Essere Umano 2.0” e “Appenditi” offrono nuovamente tanta ironia e la capacità schietta e sprezzante di descrivere le contraddizioni e le falsità dalle quali la gente è pervasa. Sono tre le tracce bonus: “Salto nel Buio”, un classico sfogo punk fine anni settanta à la Sex Pistols; “Nel Declino”, un botta-e-risposta tra la voce principale e il coro; e “Un Tuffo nell’Odio”, il cui titolo quasi assurdo è già premonitore del contenuto, aggressivo e potente, che conclude col botto questo buon album d’esordio. (Samuele Conficoni)