ODIENS "Long Island baby"
(2017 )
In un momento storico in cui il pop italiano sta vivendo un imponente quanto frenetico ricambio generazionale, i capitolini Odiens si sono affacciati sulla scena con la consapevolezza di chi sa di proporre qualcosa di più autentico, senza mai adagiarsi su melodie a presa eccessivamente rapida. Gli Odiens sono attivi da un lustro e hanno già mostrato una certa prolificità, distinguendosi per una proposta che, pur essendo pop nell’approccio, guarda al mondo cinematografico come alla tradizione cantautorale nostrana, ma anche a beat marcatamente retrò, senza rinunciare a guizzi new wave. Il citazionismo equilibrato e mai pedissequo degli Odiens risulta già evidente in “Mènage A Trois (Meno Due)” e “Thelonius”: se nella prima le atmosfere baustelliane sono suggerite anche da un cantato non dissimile da quello di Francesco Bianconi, nella seconda la miscela di generi e influenze si fa più fluida, nonostante un’intro con ambientazioni filmiche. Ma il pop degli Odiens è anche quello di “Alka Seltzer”, le cui soluzioni trasudano eleganza e ricercatezza, declinato verso una psichedelia timida e melliflua come quella di “Notturno” o verso un beat travolgente contaminato di surf come in “Punjabi Surf”, a ribadire l’originalità di una proposta di cui, di contro, sono anche facilmente riconoscibili i principali ispiratori. “Long Island Baby” è un album più complesso di quello che sembra, conseguenza di tante belle idee e di una produzione notevole. (Piergiuseppe Lippolis)