O3 "Trashumancia"
(2017 )
Ingar Zach è un percussionista atipico, che sperimenta le capacità di ottenere rumori diversi dai propri strumenti, utilizzandoli in maniera inconsueta. Ad esempio, si può vederlo sfregare una campana tibetana sul bordo di un timpano con una mano, mentre con l'altra agita un campanellino. Alessandra Rombolà è invece una flautista, che sa eseguire musica contemporanea come quella di Edgard Varèse, armata di flauto basso. Esteban Algora, infine, sa creare dei veri e propri tuoni con la fisarmonica accordeon, utilizzandola come strumento di grande tensione anziché nei suoi stilemi più prevedibili. I tre insieme formano il trio O3, dove fondono le loro attitudini, terrorizzando - ehm - disorientando l'ascoltatore, che ha due scelte: lasciar perdere, o lasciarsi perdere. Per realizzare in completa pace i loro cupi paesaggi sonori, gli O3, per questo ''Trashumancia'' (appena uscito per la norvegese Sofa Records), hanno scelto un posto dove già sono stati in passato: la cappella di Nuestra Señora de la Anunciada, a Urueña, un comune castigliano di 235 anime. La registrazione è ambientale, con tanto di uccellini in sottofondo. Tra i sette titoli, uno è abbastanza significativo: "Naturaleza inerte". Proprio il senso di inerzia in mezzo alla natura è ciò che suscita questo lavoro. Filosoficamente parlando, i suoni non vengono emessi, i suoni "accadono". La propensione è a creare eventi acustici, che costringano ad un attento ascolto, senza distrazione alcuna. I musicisti suonano seguendo l'istinto, tuttavia non improvvisano creando un dialogo fra di loro, come potrebbe essere nel jazz, bensì una somma simultanea di esperimenti. L'esito dell'album "Trashumancia" è a tratti una colonna sonora dell'orrore, nel suo alternare silenzi a lunghe atmosfere statiche interrotte da bruschi colpi, e per la presenza di sibili che arrivano a sembrare acufeni, specie nel finale di "Al caer la noche". In altri momenti, sembra di assistere all'imitazione di una realtà animale, dei cinguettii reali uditi sullo sfondo, o del vento che fende le rocce, questo ottenuto dalla fisarmonica. Sicuramente l'effetto voluto non è quello rassicurante. (Gilberto Ongaro)