FRANCESS  "A bit of italiano"
   (2017 )

Francess è il nome d’arte con cui l’italo-americana Francesca English (padre giamaicano e madre italiana) si presenta sulla scena musicale e lo fa con grande stile col suo ottimo lavoro “A Bit Of Italiano”, in cui reinterpreta celeberrimi brani della musica italiana tradotti e riadattati in lingua inglese. Dieci pezzi rivestiti di un sound accattivante, che spazia dal soul al pop passando per il blues, quindi non semplici riproposizioni o stucchevoli cover fatte, per intenderci, perché si è privi di idee o poco ispirati nel proporre lavori inediti, ma di fondo c’è un’originalità compositiva, dal punto di vista musicale e testuale, che rappresenta un valore aggiunto non indifferente. Se a tutto ciò si aggiunge la splendida voce di Francess, possiamo ben dire di essere di fronte ad un lavoro di grande levatura. “A Bit Of Italiano” si apre e si chiude con “Don’t Want The Moonlight”: due versioni differenti di “Guarda Che Luna” di Fred Buscaglione, che nel 1959 era stata già tradotta in inglese. Dal pop suadente della prima traccia, e rispettando l’atmosfera malinconica che caratterizzava il brano originale, si passa ad una versione acustica jazzata a chiusura dell’intero lavoro, più sensuale e sbarazzina ma non per questo meno bella e accattivante. Impresa ardua eguagliare “Vacanze Romane” dei Matia Bazar con la voce di Antonella Ruggiero, eppure Francess è riuscita a trasformare questo successo del 1983 in un brano più moderno, con un pop elettronico e una voce che, senza raggiungere le estensioni dell’originale, sa il fatto suo e ben si sposa con gli arrangiamenti. “Attenti Al Lupo”, come i brani precedenti, non ha bisogno di presentazioni e la versione di Francess risulta leggera e spensierata, mentre un’atmosfera più rarefatta, intima e passionale si impadronisce de “Il Cielo In Una Stanza”, in cui la voce si fa più calda e sensuale. “Good Fella” è l’unico brano inedito, un gradevole pop che gioca gioiosamente con l’italiano e l’inglese, fondendo in tre minuti e mezzo gli elementi culturali incarnati in Francess. “What Woman Never Say”, reinterpretazione di “Quello Che Le Donne Non Dicono” (noto successo sanremese scritto da Enrico Ruggeri per Fiorella Mannoia), è meno enfatica rispetto alla versione originale e scava nella profondità dell’universo femminile con delicatezza e dolcezza. “Passione” di Neffa conserva l’atmosfera raccolta e a tratti malinconia, mentre “Vengo Anch’Io No Tu No” di Enzo Jannacci è un simpatico botta e risposta tra la voce di Francess e i cori, in un giocoso clima teatrale. Dalla tradizione popolare ligure si riadatta “Ma Se Ghe Penso”, con la sua mitezza e pacatezza che danno all’ascoltatore una sensazione di spensieratezza. Lavoro ambizioso, quello dell’artista italo-americana, perché osa “toccare l’intoccabile”, rischiando di “prendere una cantonata” ed essere coperta da critiche impietose. Pericolo scampato per questo giovane talento, il cui indiscutibile merito è quello di aver saputo unire a ciò che viene considerato “patrimonio della musica italiana” quel tocco di originalità che non lo sfigura, anzi lo esalta esportandolo oltre oceano. Un lavoro, quello di Francess, che ribalta il concetto di cover, appropriandosi di brani altrui, rendendoli suoi e rispettandoli nella loro essenza più profonda. (Angelo Torre)