CLOROSUVEGA  "Clorosuvega"
   (2017 )

Gli Atomic Blast, band nu metal formatasi nel 2012 a Bologna, cambia nome in Clorosuvega e passa dall'inglese ai testi in italiano, pubblicando un album che presenta evoluzioni rispetto al passato. La band sperimenta il suo sound alternative andando ad ammiccare il thrash degli Hatesphere in "Amnèsia", o nell'intro pulito di "Del mondo dei vinti" che suona abbastanza System of a Down. I testi affrontano la realtà quotidiana e della guerra tra poveri, ma in maniera visionaria e disturbante: "Non ho mai pensato di vedere il sole crescere, l'ho sempre visto bucare la Terra e non risorgere mai più (...) Hai mai abbracciato il sole? (...) Se Dio esiste, chi è?". In "Bittersweet" si annuncia una "alleanza obbligata fra opposti estremismi". Oppure in "L'importanza di rimanere lucidi": "Precipitando, precipito fuori da me, precipito se penso a te, niente, niente ormai". A volte si fa fatica a tenere collegati i fili logici delle frasi, la sintassi a volte è scoordinata, ed è un effetto voluto e dichiarato ("Parlo, disordinato ma parlo") che crea un senso di smarrimento accentuato dagli esperimenti a sorpresa. Tali esperimenti, in verità, non sono moltissimi, ma sono sufficienti a sconcertare, come ad esempio in "Godot", dove inavvertitamente la band devia in... una bossa nova! Anche se difficili da seguire con attenzione (complice una band affiatata molto coinvolgente), le parole vengono ben valorizzate nel lato espressivo, dall'aggressiva voce del cantante, che presenta un graffiato affine a quello di Chester Bennington. Doppio pedale, monster riff, basso sferragliante e a volte dei breakdown ("Anna") sono gli elementi ricorrenti in questi pezzi, con l'aggiunta di qualche tempo dispari. Nonostante le frasi spezzate, i messaggi che escono dai testi sono comunque ben chiari e propositivi: "Cambiamo il mondo invece di interpretarlo, vediamo chi ci sta dietro", discorso che emerge da "Solo un commento", dove la voce talvolta si incrina in versi recitati da folle, dimostrando anche doti teatrali. Termina l'album il pezzo "Caleidoscopio", dove davvero c'è un caleidoscopio di emozioni differenti, dall'acustico con percussioni e tastiere, al thrash con virtuosismi di arpeggi, fino ad un finale di pianoforte. Così i Clorosuvega cercano di essere una band con un'identità metal, ma senza definirla in paletti eccessivamente vincolanti. (Gilberto Ongaro)