IL RISO DEGLI STOLTI  "Ventiquattro fotogrammi al secondo"
   (2017 )

La narrazione cantautorale che si fa orchestra. E’ questa la formula accattivante proposta dai napoletani de Il Riso degli Stolti, corazzata di 16 elementi che han ben poco di insensato nel nome e nei contenuti. “Ventiquattro fotogrammi al secondo” (l)ambisce a dare un taglio cinematografico: ambizione lecita e riuscita, poiché ciascuno degli 11 brani in elenco è un pozzetto potenziale per il mondo in celluloide. La confezione stilistica dei partenopei è di primordine: un’abbondanza strumentistica che ti lascia estasiato al primo ascolto. E’ un disco che non ci trovi una magagna neanche ad essere pignoli o snob. Appena piccole rassomiglianze d’arrangiamento tra “Di questo si agitano i tuoi occhi” e “Ruggine” e nulla più. Non ci sono distrazioni di sorta ma solo grande musica da camera. Non propriamente nella terminologia della musica classica, ma intesa come un’avvolgente, deliziante formula per le orecchie. L’album parte bene con “24 frs”, con bella intro d’archi che intervengono più volte nel brano con adeguatezza e vanno a fondersi degnamente anche con le trombe de “Il riso degli stolti”. Se vi aspettate pezzi mossi, passate ad altro. Se, invece, avete il palato fino, crogiolatevi con la triade di ballate, suadenti e fascinose di “Qualcuno dice al caso”, “Sofia” e “L’ultimo boccasana”, costruiti su tocchi raffinati di piano e cello e la voce interessante di Antonello De Simone a chiudere il cerchio qualitativo. L’altra voce del folto gruppo è quella di Valentina Conte, che entra in campo a ridosso del lento rhythm&blues di “Nel mio piccolo risveglio”, duettando efficacemente con De Simone. La complicità della luce persuasiva dell’opera è accesa pure dalle chitarre acustiche di “Giorni d’assurdo”, che si mescolano con archi, piano, basso e soffuso drumming, in un ensamble particolarmente incantevole. Quasi a voler stemperare la seriosità tecnica, i napoletani si concedono la chiusura, alquanto bizzarra, di “Rumore di fondo”, per solo piano e voce riverberata e brusii in sottofondo. Il Riso degli Stolti han diretto quest’album da grandi registi, come furono Rossellini e De Sica, e “Ventiquattro fotogrammi al secondo” può essere eletto come pioniere di Neorealismo musicale, col sottotitolo: “Napoli città aperta”. (Max Casali)