CLAUDIO CONTI  "Saltworks"
   (2017 )

Non certo un imberbe debuttante, Claudio Conti è un artista sardo che già ha avuto occasione di mettersi in luce con i Magic Salad, band cagliaritana di cui va ricordato il buon “Every forest has its shadow” (2014). Venato di uno spleen di matrice albionica, “Saltworks” è album intriso di una poeticità sincera ed autentica, lavoro nel quale si percepisce con un calore quasi fisico lo sforzo emotivo e comunicativo che lo innerva e lo anima. Disco misurato e pacato che attrae con dolcezza, “Saltworks” è opera che mai rinnega la propria confidenzialità ergendola anzi a tratto saliente, muovendosi lieve fra echi sparsi di Blonde Redhead e Girls In Hawaii (“Veiled sun”), immancabili suggestioni beatlesiane (“All will be well soon”) ed una generale indolenza laid-back che introduce ad un piccolo mondo di ballads di fiabesca rilassatezza (“Rilke”, “Fallen leaves”, il carezzevole sax di “Nothing is beyond you”). Pervaso sia da un afflato introspettivo che da una generale aura di diffusa spiritualità, “Saltworks” indugia sulla concezione di una cosmogonia olistica ben assecondata dal passo meditativo dei brani, che giungono a lambire memorie pinkfloydiane (“High above”) ed echi di Al Stewart (“Nestled feelings”), tra pregevoli ricami chitarristici (“An apology to planet earth”, con un inciso sopraffino) e raffinate divagazioni bucoliche (“Underneath the moon”). Se la provvidenziale concisione dei brani e la scelta di costruirli attorno a tonalità minori (toccante il violoncello che impreziosisce la pigra cadenza di “Stars inspire”) accrescono l’appeal complessivo del lavoro, gioverebbe forse a queste eteree trame uno sviluppo più sfaccettato – ci provano lo swing di “Saffron sinless sky” e l’aria quasi kinksiana di “A dying kiss” - che privi l’insieme di quell’aria vagamente monocorde tale da smorzarne l’ardore. Rimane l’impressione di un album ben rifinito, sentitamente composto e strutturato, disco non privo di una sua intima, suggestiva dimensione raccolta, che si apre a suadenti figure di pura e luminosa armonia. (Manuel Maverna)