GIACOMO MARIGHELLI  "Il cerchio della vita"
   (2016 )

Insolita figura di versatile artista a tutto tondo il cui impegno è suddiviso fra letteratura, musica, teatro, poesia, documentari ed arti visive, il ferrarese Giacomo Marighelli abbandona il moniker Margaret Lee (tre album tra il 2009 ed il 2013) per intraprendere un nuovo percorso concettualmente incentrato sulla personale rilettura dell’homo homini deus, lavoro a tema che celebra la pregnanza e l’urgenza del sentimento amoroso in sé. Armato di sola chitarra e sospinto da una veemente verbosità degna talora di Vasco Brondi, sulle ali di un espressionismo carnale e visionario Giacomo dipana una vivida elegia iperrealista di imbarbarita eleganza, opera tormentata che canta di amore viscerale col piglio istrionico di un uomo avvezzo alla ribalta. Sovraccarichi di una rigonfia emotività, e sebbene incorniciati da un approccio vocale che reitera il medesimo schema con fiera ostinazione, gli undici episodi raccolti ne “Il cerchio della vita” incantano inizialmente proprio grazie al vigore dell’interpretazione ed al groviglio linguistico delle liriche (emblematica “Avrei voluto masticare il tuo cuore”, apertura dall’approccio testuale non lineare), conservando intatti pathos e stupore per larga parte dell’album. Dal rumorismo lacerante di “Le cose cambiano” alle rimembranze CCCP di “L’angelo dalle mani di tela”, impreziosita da un furioso arpeggio incalzante, giù fino agli echi di Giorgio Canali in “In solitudine” ed alla forma-canzone sfiorata ne “Il dio denaro”, stralunata ballad fra Lloyd Cole e Ivan Graziani, il taglio delle canzoni rimane selvaggio ed aspro, un vortice di passionalità sublimato nell’afflato quasi belluino della conclusiva “La ragazza invisibile” (brano del 2014 originariamente composto per “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores), suggello vibrante ad un’opera di voluttuosa, straniante intensità. (Manuel Maverna)