REQUIEM FOR PAOLA P. "Sangue del tuo sangue"
(2016 )
Non è difficile immaginare che la maggior parte di coloro che si sono avvicinati al punk lo abbiano fatto con Sex Pistols e Ramones, ma di anni ne son ormai passati parecchi. E logicamente chi è rimasto attaccato al clichè del “One, two, three, four, go! go! go!“ ha optato per un bivio: o fregarsene dell’evoluzione del genere, o seguire anche i nuovi percorsi evolutivi sfociati nel post-punk e slow-core. E chi sarà incuriosito da questa nuova realtà potrà cominciare dai bergamaschi Requiem For Paola P., che ne sono un esempio brillante e potente. Perché questo terzo lavoro “Sangue del tuo sangue” trasuda di rabbia, sofferenza ma anche di speranza verso madre Natura che ci propone le sue dure lezioni di vita contrapposte al caldo rifugio in cui noi tutti ci crogioliamo come unica salvezza. E’ un disco sicuramente adulto, ma fitto di pessimismo cosmico di Leopardiana memoria, in cui mamma Natura è impietosa e cinica e ci conduce in un tunnel di alienazione nelle nostre vicissitudini fatte di arrivi e partenze. La gestazione di questo lavoro ha richiesto ben 6 anni, e si sente quanto sia stata sofferta, ma c’era un obiettivo troppo importante per la band: quello di mettere in guardia da tutti gli annichilimenti che gravitano potenzialmente intorno alla sfera esistenziale. E potevano riuscirci solo arrivando a penetrare non solo le orecchie ma soprattutto sangue e ossa: rasoiate di synth e chitarre danno la chiara dimensione del fatto che questi ragazzi fanno sul serio. Detonazioni meravigliose come “Un’ora d’armi”, “I rami oltre” e “Nulla va lasciato (tra i denti)” ti danno il coraggio di lottare e non arrendersi mai. E mentre ti sfreghi le mani perché pensi di aver trovato un pozzo di energia, la band ti concede un respiro di tregua nella centrale “Tutti questi piccoli cavalli”, brano che si discosta completamente dal resto dell’opera per il suo spiazzante sapore funebre. A tutti i pezzi viene data massima ricercatezza, che poi è quella che va di pari passo con il percorso evolutivo della band, fatto di cambi di formazione e lingua (dall’inglese all’italiano), che li ha portati ad assimilare bene le influenze che derivano principalmente dal Teatro degli Orrori e dai sottovalutati Super Elastic Bubble Plastic (ascoltare “The Swindler”, un vero capolavoro del genere). Con il precedente lavoro “Tutti Appesi” i Requiem avevano girato in lungo e in largo lo Stivale con decine di date e incassando stime a “go-go” (ancora lo zampino dei Ramones!). Con “Sangue del tuo sangue” ne faranno ancor di più, perché se è pur vero che siamo nell’Italia del disimpegno canoro, è ugualmente vero che c’è anche tanta gente che ha bisogno che qualcuno gli dica “Sveglia!”. Approfittatene… (Max Casali)