AIRPORTMAN, STEFANO GIACCONE & LALLI  "Anna e Sam"
   (2016 )

Quasi dieci anni or sono le strade dei cuneesi Airportman e dell’espertissimo cantautore Stefano Giaccone (primattore con Environs, Orsi Lucille, Howth Castle, Ishi, La Banda di Tiro Fisso, Yuan Ye, Kina, ma soprattutto con i mai troppo rimpianti Franti, il più importante gruppo indipendente italiano degli anni ottanta) si erano incrociate per la prima volta, nell’album "Come un fiore" dello stesso Giaccone, opera dura e cruda (si trattava di un concept sulla morte...) che però, anche grazie al lavoro strumentale degli Airportman, diveniva magicamente fruibile per le orecchie dell'ascoltatore, nonostante la serietà dell'argomento. Eccoli, quindi di nuovo insieme, la band cuneese e Giaccone, con, stavolta, l’ulteriore innesto di un’altra reduce dei suddetti Franti, la cantautrice e attrice cinematografica Marinella Ollino, in arte Lalli, unanimemente riconosciuta come una delle migliori voci della scena rock alternativa italiana (lo afferma pure Wikipedia, provare per credere…). Per la precisione, Lalli e Giaccone non avevano vissuto insieme solo l’esperienza nei Franti ma anche quelle successive nelle band Environs, Orsi Lucille, Howth Castle e Ishi: un ventennio di lavoro a braccetto che, aggiornato alle sonorità degli anni correnti grazie ai sempre ottimi Airportman (giunti qui al 13° album in 13 anni di vita…), non poteva che produrre, ancora una volta, un disco azzeccato e convincente. Fin dalla copertina (un dolce ed inedito Buster Keaton sui tetti di New York), “Anna e Sam” si rivela un album poetico ed avvolgente, che corre lentamente sulle ali del pianoforte ispirato di Marco Lamberti e del sax dello stesso Giaccone, con “Indifferenza così cara” e, soprattutto, la conclusiva “L’umilità” a rappresentare gli episodi migliori del lotto. Un disco non facile, questo, che però non ti lascia scappare facilmente, lasciandoti con la voglia opprimente di ritrovarsi. Di ricominciare, quindi, il viaggio daccapo, spingendo nuovamente il “play” del vostro lettore. Perché le mete difficili da raggiungere sono proprio quelle che, una volta compiute, ti rimangono nel cuore per sempre. Indelebilmente. (Andrea Rossi)