ANACONDIA  "L'orizzonte degli eventi"
   (2016 )

Da quando la musica italiana è divenuta territorio di conquista quasi esclusivamente da parte dell'ultimo prodotto dei talent show (nel momento storico in cui vi scrivo, ad esempio, vanno per la maggiore gli Urban Strangers e Giosada, ultimi vincitori di X Factor, ma chi leggerà queste righe tra qualche tempo magari nemmeno si ricorderà più chi sono…), si è persa un po' l'etica del lavoro e dell'attesa. Si può giungere al successo in “quattroequattrotto”, si può coronare il proprio sogno di registrare un disco dalla sera alla mattina. Poi c'è chi opera in altro modo, chi lascia che il tempo aiuti a macerare le proprie idee perché escano rafforzate. C'è addirittura chi, come gli Anacondia, ci mette vent'anni a produrre il primo album ufficiale. Tempo perso, penseranno i giovanissimi estimatori degli Amici di Maria De Filippi. Permetteteci di dissentire. Se i risultati sono quelli che abbiamo davanti alle orecchie, se vent'anni sono serviti a maturare un sound ed una scelta stilistica come quella di questi 5 ragazzi, ci sentiamo di ritenere benedetto il loro percorso. Il loro è un rock progressivo che ha digerito molte delle proposte tricolori che, da oltre 40 anni, mettono l'Italia un primo piano in tutto il globo quando si parla di progressive (quindi Le Orme, gli Arti e Mestieri, il Banco del Mutuo Soccorso, ma anche La Maschera di Cera), con l'ulteriore bonus di potersi permettere, dopo i suddetti vent'anni di carriera (ah, ma allora l'esperienza serve a qualcosa…), di tentare anche strade diverse: la bellissima “Come un fiume in piena”, ad esempio, partendo dal prog rock più classico, approda su territori più vicini alla “canonica” canzone d'autore italiana, e lo fa con grande classe. Album di immenso spessore, questo, nel quale anche alcune scelte, apparentemente quasi casuali (ascoltatevi il fraseggio di flauto in "Nel Silenzio"), divengono invece pietra angolare nella costruzione di un castello di perfezione quasi assoluta. Roba, l'abbiamo già detto, per la quale occorre un bel po' di tempo e di lavoro. E quindi, con tutto il rispetto, che gli ultimi prodotti dei talent vadano a mangiarsi un bel po' di panini… (Andrea Rossi)