LITTLE CREATURES  "Some new species"
   (2015 )

Per chi, come il sottoscritto, porta impavidamente sulla nuca qualche capello non esattamente scuro, "Little creatures" è e rimarrà per sempre il titolo del determinante 7° album degli altrettanto determinanti Talking Heads di David Byrne, disco forte di innumerevoli perle innovative come "Road to nowhere", "And she was", "Creatures of love" e via dicendo. Ma, da oggi, un po' meno. Senza nulla togliere al suddetto seminale album, da oggi "Little creatures" sarà anche il nome di questo ben strano duo alternative folk; che non esiste da oggi (era già uscito un ep omonimo due anni or sono), ma che finalmente sta ottenendo i meritati consensi. Perché "ben strano duo"? Non solo perché trattasi di due ragazze (Nathalie Carlesso e Marta Caviglia) ma, soprattutto, perché trattasi di un duo... ukulele e tastiera. Quanti altri ne conoscete? Nonostante l'evidente originalità della faccenda, l'autentica notizia è che siamo di fronte ad una proposta non solo valida (anzi, validissima) ma particolarmente fruibile ed accattivante. Come se l'ukulele fosse, da sempre, lo strumento base per ogni grande produzione discografica. Proveniente dal Lago Maggiore, l'ensemble si è ora "rinforzato", per questo "Some new species", con l'arrivo di Simone Berrini al basso e Luca Gambacorta alle tastiere ed alla chitarra acustica; ma il senso del tutto non è mutato granché, la scommessa (già vinta, come abbiamo detto) permane tale e quale, in faccia a mille e mille produzioni tutte uguali, in faccia ai suoni stereotipati che sentiamo quotidianamente per radio, in faccia alla odierna crescente omologazione che impera senza sosta. "Pj river" è sinceramente splendida, ed anche "Esperanto" è un piccolo gioiellino, che non sfigurerebbe in qualsiasi airplay radiofonico, "Home" è costruita (come la casa del titolo stesso) su basi solide e resistenti, con il suo mood "african-type" trascinante ed appassionante, mentre la sognante "Inno", che chiude il disco ricordando i This Mortal Coil di "It'll End in Tears", regala 5 minuti e mezzo di autentica poesia. Una prova sorprendente, provare per credere. Alla fine dell'ascolto, sfido chiunque ad elencare gli strumenti utilizzati per mettere insieme questi brani: nessuno saprà rispondervi compiutamente. Perché ha vinto la musica, punto e basta. Dite che è poco? (Andrea Rossi)