HARD RESET  "Machinery & humanity"
   (2015 )

A tre anni dall’EP omonimo, gli Hard Reset sono tornati con un disco dal minutaggio più impegnato, contenente ben quindici tracce. Sergio, Mauro e Luca hanno proposto un lavoro all’interno del quale confluiscono parecchi generi musicali e numerosissime influenze: attitudine vagamente punk, rock alternativo, molto anni novanta, accompagnato da una voce possente e graffiata, marcate sfumature grunge e persino scenari dai contorni post rock. Risulta complesso, dunque, identificare il sound proposto della band con un unico genere. I due minuti scarsi dell’opener “When We Collide” si caratterizzano per atmosfere post rock, nonostante una fase centrale più aggressiva. Mood leggermente malinconico che emerge man mano che si procede con l’ascolto. A rimanere ben impressa in mente è “Tweed”, coi suoi cambi di ritmo, la sua struttura arzigogolata e le continue sorprese rivolte all’ascoltatore, insieme a “Drawbridge” che parte lenta, tiene alta la tensione e poi esplode dando il via ad alcuni secondi di rock purissimo, prima di un nuovo finale soft. “Mold” strizza un po’ l’occhio alla melodia, ma funziona benissimo, con una parte conclusiva superba. In “Same Name” ci sono molti elementi nineties ed un sound spigoloso ma talmente tanto grintoso da riuscire a raggiungere gli alti livelli delle succitate tracce. In chiusura, va meglio con “Itsalovesong” che con “Saint John’s Night”. “Machinery & Humanity” è un disco riuscito, sebbene monotematico e, forse, un pochino troppo lungo: alcuni brani paiono senza una spiccata identità, o comunque poco ispirati, ma su un percorso di quindici pezzi è anche facilmente prevedibile. Comunque, si tratta d’un lavoro meritevole d’attenzione, tutto da pogare in prospettiva live. (Piergiuseppe Lippolis)