GAVIN HARRISON  "Cheating the polygraph"
   (2015 )

Gavin Harrison, l’innovativo batterista prog dei Porcupine Tree, al momento al lavoro con King Crimson, le cui collaborazioni musicali hanno spaziato da Iggy Pop a Lewis Taylor, Manfred Mann e Kevin Ayers, sta per consegnarci il suo nuovo sfavillante album, “Cheating The Polygraph” su etichetta Kscope (distribuzione Audioglobe il 13 Aprile 2015.) “Cheating The Polygraph” è un progetto a dir poco ambizioso, che vede l’inquieta e creativa anima di Harrison rivisitare otto canzoni dell’acclamato repertorio dei Porcupine Tree, in un quadro intenso e vibrante che dà pienamente sfogo e libertà alla sua creatività musicale. Così Harrison spiega il suo approccio a “Cheating The Polygraph”: “Credo che ogni album necessiti di una messa a fuoco e di un piano vero e proprio, così, mentre pensavo a come scrivere nuovi accordi per il progetto di una big band, ho fatto una versione di ‘Futile’ dei Porcupine Tree che mi è uscita particolarmente bene. Mi è balenata quindi l’idea di sviluppare un progetto simile con alcune delle mie preferite tracce dei PT per vedere come farle funzionare in quella chiave. Ne ho dedotto che gli arrangiamenti non devono necessariamente adattarsi al classico clichè della big band, ma sempre seguire un tipo di angolazione moderna e contemporanea. Non avrei potuto essere più felice del risultato. La collaborazione con l’immenso talento di Laurence Cootle, come musicista e arrangiatore, ha fatto la differenza”. Le otto composizioni comprese nell’album sono state registrate in un periodo di cinque anni, in cui Harrison ha lavorato con un gruppo di mirabili musicisti contemporanei, tra cui il sassofonista Nigel Hitchcock e, appunto, il bassista Laurence Cottle. E’ una creazione che non mancherà di generare un grosso dibattito; l’uso che ha fatto Gavin Harrison della Big Band non è votato a generare un surrogato di album puramente swing, è più vicino ad una esecuzione e agli arrangiamenti degli innovativi dei lavori di Frank Zappa & The Mothers of Invention. Pur non volendo rispettare etichette e classificazioni, Harrison afferma: “E’ molto importante per me estendere i liniti della musica rispettando da dove provengono. Negli arrangiamenti di queste composizioni siamo andati un po’ oltre con ritmi e armonie, estendendo i confini delle stesse”.